Nel mondo, ad ogni secondo che passa, finisce nella spazzatura cibo pari a 12.000 pasti. Un impatto pesantissimo, sia economico, sia ambientale, sia etico. E la fame nel mondo aumenta. Secondo le stime FAO, il cibo sprecato potrebbe sfamare ogni anno 1,26 miliardi di persone. A denunciarlo è Coldiretti, grazie all’analisi dei dati Unep diffusa in occasione della ‘Giornata contro lo Spreco’, che ricorre oggi, 5 febbraio. Secondo le elaborazioni del Centro Studi Divulga, vengono sprecati 1,7 miliardi di tonnellate di cibo all’anno, per un valore economico che sfiora i 4.500 miliardi di dollari a livello mondiale. Praticamente 1/3 dei 6 miliardi di tonnellate di cibo disponibile.

La maggior parte dello spreco avviene con queste percentuali: 60% nelle abitazioni, 28% nella ristorazione, 12% nel commercio al dettaglio. Ma, contemporaneamente, 735 milioni di persone soffrono la fame e 1/3 della popolazione mondiale soffre la fame. Uno stile di vita, questo ‘all’occidentale’, che fa male a tutti. E ciò Non va bene. E la maggior parte delle persone soffre di malattie da ‘eccesso di cibo’. Un contro-senso.

I tentativi di soluzione
Il Comune di Alessandria è attento a questo problema e manda un messaggio ai piccoli utenti delle scuole e, di conseguenza, alle loro famiglie. Oggi, mercoledì 5 febbraio, in ogni refettorio verrà distribuito un volantino sul tema, da condividere con insegnanti e genitori. Perché i problemi, come dicono i numeri, nascono proprio nelle case e in ciò che si butta via.
Anche Coldiretti indica una soluzione: una rete di mercati contadini, promossa da Campagna Amica, che coinvolge 70 organizzazioni in 60 Paesi, con 20.000 mercati, 200.000 famiglie agricole e 300 milioni di consumatori. Se non si cambia passo, entro il 2033 i dati potrebbero peggiorare.

Certo comprare in modo corretto è una buona cosa, scegliere cibo che fa poca strada anche, ma poi conta l’atteggiamento di ognuno di noi, tutti i giorni, nei confronti di ciò che abbiamo davanti: non buttare gli avanzi, ma recuperarli per il pasto successivo. Una scelta all’apparenza facile, lodevole a parole, ma difficilissima da applicare. Perché si parte sempre da “…ma gli altri?” invece di dire “…io devo…”. Pensiamoci.
