“Prima giramondo poi prigioniera del fascino dei Colli tortonesi nel territorio delle 4 province. Vengo dalla città e sono un po’ precisina, perciò qui mi chiamano Madamin…”

Così inizia la sua storia Stefania Medeot, titolare del Bed and Breakfast Madamin di Podigliano piccola frazione di Sant’Agata Fossili aperto da lei poco prima dell’inizio della pandemia.

Con la sua voce rilassante e il suo bel modo di fare riesce già ad accoglierti, con una semplice telefonata, nella sua piccola attività situata in uno dei punti più remoti ed affascinanti della provincia di Alessandria dove le colline si incontrano con l’Appennino e dove si entra in un mondo dai ritmi differenti.

Durante i suoi studi in sociologia rurale si è interessata all’agricoltura biologica scoprendo che i colli tortonesi, già negli anni ’70, erano un esempio di coltivazione ed allevamento biologico. La nostra viaggiatrice è rimasta, quindi, come folgorata sulla via di Damasco e si è fermata in questi luoghi incantata dai colori, dalla storia, dai paesaggi e diventando parte di questo equilibrio agreste.

Oltre al suo lavoro per un ente di ricerca e alla gestione del suo piccolo Bed and Breakfast, Stefania è un’attivissima e appassionata guida escursionistica sempre alla ricerca di nuovi percorsi per scoprire il suo territorio ed è da qui che inizia la nostra intervista.

Da giramondo ai colli tortonesi, può raccontarci la sua storia e la nascita del Bed and Breakfast Madamin?

 

Il viaggio inizia dai nostri desideri e si sviluppa nella nostra fantasia, prima ancora che nella realtà. Ho viaggiato poco per turismo, molto lavorando e studiando, quindi vivendo la vita quotidiana di posti molto diversi da quello in cui sono cresciuta. Ma le mie radici mi hanno sempre riportata alla base. Quindi forse i colli tortonesi per me sono stati la sintesi di antiche passioni e nuovi sogni, che ho iniziato a realizzare con l’acquisto della casa, e ora il Bed & Breakfast, idealmente il punto di partenza per nuovi progetti. Come diceva mio nonno: “chi è andato via ed è tornato a casa sua, ha fatto un bel viaggio”.

 

Tra i propositi del neonato Ministero del turismo c’è quello di puntare sul “Turismo lento”. Quanto, secondo lei, può essere interessante il nostro territorio sotto questo punto di vista?

 

Il turismo nasce con il tempo libero, una conquista relativamente recente. E credo che il turismo lento nasca come contrappeso all’eccessiva velocità con cui viviamo e “consumiamo” la nostra vita. Infatti i contadini non andavano in vacanza, non avevano bisogno di imporsi la lentezza, perchè vivevano già in sintonia con la natura. I colli tortonesi hanno conservato una varietà di ambienti, di paesaggi, di culture, che altri territori hanno perso. Noi che siamo “foresti” a volte capiamo meglio il valore di questa diversità, perciò veniamo proprio qui per realizzare i nostri progetti di vita. Mi sembra invece che chi gestisce le risorse e amministra il territorio faccia molta più fatica a capire quali sono le nuove prospettive del turismo oggi.

 

Secondo lei è importante puntare a sensibilizzare il cliente ad un approccio più “green” della vacanza?

 

Sì, credo che sia compito anche di chi gestisce strutture ricettive sensibilizzare i clienti a modalità di vivere una vacanza nel rispetto dell’ambiente e della propria salute. Questo può essere fatto dando il buon esempio nella pulizia, nella raccolta differenziata dei rifiuti, nella gestione delle aree verdi. Però anche offrendo delle alternative concrete: cibo sano, prodotto localmente, ma buono (non triste) e non caro; passeggiate in natura non troppo impegnative e divertenti; un’immersione lenta e non forzata in ambienti nuovi e diversi, dove sia possibile confrontarsi con le persone ma anche far riposare la mente.

 

Una delle piaghe del turismo (oltre al covid19) è sicuramente l’abusivismo turistico a suo avviso quale potrebbe essere un buon modo per contrastarlo?

 

Nella mia esperienza quello che conta di più è sempre ciò che si vive in prima persona. I commenti dei social e trip advisor sono molto utili come criterio di valutazione basato sull’esperienza altrui, ma è anche vero che a volte basta un parere negativo per rovinare la reputazione ad un ristorante. E ormai c’è un eccesso di commenti e pareri che non aiuta a orientarsi. Credo che l’obiettivo sia sempre quello di far emergere la qualità del servizio, perché chi non ci conosce possa darci fiducia. In questo senso per me è esemplare l’esperienza di AIGAE, l’Associazione Guide Ambientali Escursionistiche che rappresenta circa 3.000 guide GAE in Italia, a cui sono iscritta. L’associazione nazionale tutela i clienti perché obbliga le guide a seguire un corso base di circa 250 ore e corsi di aggiornamento annuali di tipo tecnico e scientifico, dà priorità all’accompagnamento in sicurezza con una specifica assicurazione, quindi attesta la qualità e la professionalità dell’accompagnamento in natura prestato dai propri iscritti cosa che un “improvvisato” non fa.

 

Secondo lei, qual è uno dei punti deboli della promozione del nostro territorio e cosa bisognerebbe fare per migliorarla?

 

Il primo punto debole è l’assenza o la carenza delle istituzioni pubbliche, male italiano diffuso ovunque. Tutti orgogliosi del proprio Paese, ma pochi si spendono concretamente, e si lasciano sfuggire tante buone occasioni (ce ne sono) per avere finanziamenti utili a costruire il futuro del proprio territorio. Anche perché il nostro è veramente un territorio fragile, fra alluvioni, frane e terremoti la terra si muove letteralmente sotto i nostri piedi. Non si può stare a guardare. Cosa bisognerebbe fare? Metterci la testa. Usare competenze e risorse adeguate. Farsi delle domande e cercare le risposte corrette. Non curare solo il proprio giardino ma anche quello del vicino. E da cosa nasce cosa…garantito.

 

Immagini che io sia un suo ospite appassionato di trekking e di storia e le chiedessi di accompagnarmi per una camminata alla scoperta del suo territorio che me lo faccia scoprire dal punto di vista naturalistico e storico. Quale itinerario mi proporrebbe?

 

Avrei l’imbarazzo della scelta. Ma dato che ho scelto di vivere a Podigliano, dove si trova il mio Bed & Breakfast, partirei da qui. Facendo un percorso che esiste già, e che prossimamente sarà completamente rinnovato, anche nella segnaletica, grazie a una di quelle sinergie positive rare che esistono, anche qui: CAI, Associazioni riunite in “Insieme per il Territorio”, Provincia di Alessandria, Pro Loco di Carezzano, alcuni Comuni, produttori locali, e tanti volontari. Il filo conduttore del percorso, dal punto di vista storico, è il Vescovato di Tortona, che ha avuto la propria capitale a Podigliano a partire dall’XI sec. fino a circa il 1370, quando è stata spostata a Carezzano. Nel punto di partenza si può visitare la chiesa di San Michele, che risale forse anche a prima dell’anno 1000. Da qui si scende verso il Rio Castellania e si risale prima alla frazione di Ripale, poi al Bric delle Streghe, dove il 12 luglio 1520 donne accusate di stregoneria furono condannate al Rogo, unico caso dei colli tortonesi di cui sia stata conservata la documentazione scritta. La storia è stata raccontata in forma di romanzo da Maria Angela Damilano in “Una cupa storia di streghe”, da cui abbiamo preso spunto per organizzare nel 2019 un’escursione a tappe teatrali (con Fabio Martinello) che speriamo di riproporre la prossima estate. Il percorso arriva poi a Cornigliasca, una frazione minuscola ma molto attiva, passa da Carezzano alto, per poi scendere in località Braida, raggiungendo la “ex-polveriera”, un’area militare dismessa, in cui si potrebbero realizzare mille progetti (ad es. un centro di educazione ambientale), passando davanti ad una lapide che ricorda l’eccidio dei partigiani in località Acquabella a Carezzano il 21 giugno 1944. Il giro prosegue in mezzo al bosco fino a tornare a Podigliano. Questo percorso dimostra che non è necessario andare a cercare lontano, turismo di prossimità e lento non sono solo parole: dietro casa ci sono colline, boschi, vigneti popolati da storie antiche e recenti, dall’epoca dei fossili fino al nostro passato recente. Basta avere la curiosità di cercare, osservare e ascoltare.

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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