Svolta storica in Tunisia, una donna a capo dell’esecutivo, ma c’è minaccia di presidenzialismo.

 

Si è formato un nuovo governo in Tunisia e a guidarlo, per la prima volta nella storia della Tunisia, sarà una donna. Najla Bouden Romdhane è la prima donna, in tutto il mondo arabo, ad essere nominata a capo di un esecutivo. Con questa mossa il presidente Tunisino Kais Saied fa uscire il Paese dallo stallo politico e istituzionale nel quale era precipitato. Lo scorso 25 luglio, infatti, Saied aveva sciolto il parlamento e destituito il governo del precedente primo ministro, Hichem Mechichi.

Najla Bouden Romdhane, la prima donna premier del mondo arabo.

La neopremier Najla Bouden Romdhane, nata nel 1958 a Qayrawan sede della più antica moschea del Maghreb e sito Unesco, è una docente di scienze geologiche alla Scuola nazionale di ingegneria di Tunisi. Esperta nel settore della valutazione sismica e nella simulazione di scenari catastrofici ai fini della sensibilizzazione e dell’educazione della popolazione civile, ha già ricoperto in passato numerosi incarichi istituzionali. È stata la principale consigliera di sette ministri dell’Istruzione superiore e della ricerca scientifica, ricoprendo il ruolo di responsabile del programma della Banca mondiale che attualmente sostiene finanziariamente la riforma dell’istruzione superiore. Nominata direttamente dal presidente Saied il 29 settembre, con l’incarico di formare un governo «il prima possibile», Bouden è riuscita l’11 ottobre ad insediare un suo esecutivo composto da 24 ministeri, di cui 8 retti da ministre. «Dobbiamo ripristinare la fiducia dei cittadini nello Stato e dei Paesi stranieri nel nostro Paese. Lottare contro la corruzione, che sta peggiorando sempre di più, per restituire ai tunisini la speranza in un futuro migliore» ha commentato la premier dopo aver annunciato la sua squadra di governo, specificando l’interesse dell’esecutivo per il «rilancio dell’economia» e «il miglioramento delle condizioni di vira dei cittadini e del loro potere d’acquisto», concludendo: «Questo governo lavorerà per il bene del Paese e del popolo e sarà aperto a tutte le parti».

L’ombra del presidente Saied.

Malgrado la formazione del nuovo esecutivo, le misure eccezionali introdotte da Kais Saied in questi due mesi di stallo istituzionale continuano a rimanere in vigore. Per cui Bouden si ritrova ad essere la prima leader donna a capo di un governo di fatto depotenziato. Quali siano gli effettivi margini di movimento concessi dunque alla nuova formazione governativa ancora non è dato sapere. Dallo scioglimento della camera dei rappresentanti, il Parlamento monocamerale della Tunisia, avvenuto lo scorso 25 luglio, il Presidente Saied sembra aver imboccato la strada per una svolta di tipo presidenziale. Da sempre favorevole al ritorno di un sistema puramente presidenziale, contrapposto a quello semipresidenziale, istituito con la riforma costituzionale del 2014, Saied non ha mai nascosto la possibilità di modificare il testo della Carta fondamentale, affermando in più occasioni che «Le Costituzioni non sono eterne, si possono modificare – ricordando che – la sovranità appartiene al popolo». Proprio sul sostegno popolare si basa la forza del capo di Stato, che secondo un recente sondaggio del Sigma Conseil, pubblicato dai media tunisini, si aggirerebbe intorno ad un 90% della popolazione, favorevole alle sue decisioni. Per questo, nonostante l’augurio di «pieno successo» arrivato al capo del governo da parte del suo predecessore, la nomina di Bouden non è stata accolta da tutti con uguale favore. Molti, infatti, sospettano che la scelta di Saied sia in realtà un abile mossa politica, finalizzata a rassicurare la comunità internazionale e a placare l’animo di coloro che temono una svolta autoritaria. A detta dei partiti d’opposizione, quello di Kais Saied sarebbe un “golpe bianco” celato da un’astuta mossa propagandistica. La nomina di una prima donna premier, in realtà, offuscherebbe l’involuzione restauratrice in atto nel paese, indirizzando l’opinione pubblica verso le promesse di cambiamento economico e sociale, di cui Najla Bouden Romdhane sarebbe un primo segnale.

Daniele De Camillis

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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