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Iniziato dopo un doveroso spazio concesso alla delegazione in rappresentanza dei dipendenti delle aziende e servizi comunali più bistrattati dalla crisi cittadina (Aspal; Teatro Regionale Alessandrino; Ludoteca; Informagiovani tra gli altri); per sensibilizzare la cittadinanza a mantenere accesi i riflettori sulle conseguenze dei tagli che vedono privata la città di cultura e servizi importanti; lo spettacolo “Apocalypse” di Andrea Sasdelli; in arte Giuseppe Giacobazzi; ieri sera all’Alessandrino ha decisamente avuto il pregio di risollevare gli animi; come un toccasana. Almeno per due ore abbondanti il divertimento e le risate hanno conquistato il folto pubblico; riuscendo nell’intento di far scordare il momentaccio che la nostra città sta attraversando.
Comicità popolare la sua; che scaturisce esclusivamente dal quotidiano e dall’autobiografico.
Apparentemente raccontare semplici frammenti di vita comune non sembrerebbe una formula originale e vincente; la vera differenza; la vera forza di Giacobazzi è la verve e la capacità espressiva con le quali mette in scena il suo racconto; che poi in larga parte è anche quello degli spettatori; specie di quelli intorno ai cinquant’anni; che ci si ritrovano in pieno e si identificano nelle esilaranti vicissitudini di un italiano medio di provincia; nel percorso dall’infanzia alla maturità confrontato al giorno d’oggi; per evidenziare i cambiamenti apocalittici (da cui il titolo di “apocalypse”) che si sono verificati. Ecco quindi i ricordi dell’infanzia; le merende ipercaloriche imposte dalla nonna; le bacchettate sulle mani ricevute dalla maestra (che al giorno d’oggi ne causerebbero la radiazione immediata dal ruolo; previa fustigazione pubblica in piazza); gli amori e le passioni giovanili concentrate sui sogni rombanti; motorino prima e automobile dopo; amplificate a dismisura dal fatto evidentissimo di essere un autentico figlio della Romagna; terra di motori da sempre. E poi la tecnologia di ieri; sintetizzata nel suo massimo esempio con la “gabina a gettoni”; e quella odierna fatta di aggeggi fantastici quali iphone; ipad; ipod…; già nelle mani dei bambini fin dalle scuole elementari.
Bravo a mantenere alto sempre il tasso di risata; Giacobazzi incarna il cabaret più autentico e fa tornare alla mente i mattatori del varietà televisivo; quello rigorosamente in bianco e nero; la sua gestualità potente nella comunicativa porta in modo naturale all’accostamento con il mitico Walter Chiari.
Lo spettacolo; nel suo rush finale; ha visto descrivere l’esilarante punto di vista dell’artista in fatto di differenza tra uomo e donna; cioè tra “l’essere umano simplex” e quello “complex”; destinati all’inevitabile ricerca dell’incontro; del completamento (l’uomo bisognoso dei tre quarti mancanti e la donna del quarto in eccedenza); finendo con la demolizione di certa editoria specializzata per gli uomini (Men’s Health); oggi divenuti vanitosi forse più delle donne (o spinti a diventarlo da becero marketing); che dispensa veri e propri vademecum costosissimi e improbabili al solo scopo di conquistare una femmina. In conclusione; una battuta tra le altre che può suonare di buon auspicio per il paese: “…La fuga di cervelli è ad una svolta. Almeno 2 cervelli sono recentemente rientrati in Italia…Corona e Balotelli.” Bene; bravo; bis.

Emanuele Villa

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