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“Il 2019 si chiude con un drammatico calo del ciclo produttivo della nocciola e la situazione contingente si sta ripercuotendo negativamente sull’intera filiera, dall’impresa agricola alle grandi aziende di trasformazione – ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – Tutto ciò è stato principalmente causato dai cambiamenti climatici, che hanno determinato una scarsa impollinazione del nocciolo e, di conseguenza, scarse produzioni”.

Tale situazione ha pesantemente condizionato l’esito produttivo e qualitativo della campagna corilicola e, dalla prime e più ottimistiche stime, la produzione si attesterebbe in calo del 40–50 per cento.

Per il comparto corilicolo l’annata agraria 2019 è stata diversa e particolare rispetto alle precedenti, caratterizzata da un inverno mite che ha favorito la ripresa vegetativa, in anticipo rispetto alla normalità, per poi passare a una primavera con frequenti precipitazioni e repentini abbassamenti di temperatura, soprattutto nel mese di maggio; si è poi passati a un’estate particolarmente calda e afosa, accompagnata da rovesci temporaleschi improvvisi e da grandinate sparse.

L’insieme di tutti questi fattori non è stato propizio alla pianta di nocciolo: in fase di fioritura sembravano esserci i presupposti per una buona annata, ma gli eventi climatici hanno fatto sì che non avvenisse una buona allegazione; infine, complici anche l’umidità e le alte temperature estive, si è assistito a un’abbondante e prolungata cascola. Fenomeno, quello della cascola, che caratterizza la varietà Tonda Gentile e Trilobata, ma che mai si era verificata, negli ultimi anni, con una tale intensità.

Possiamo invece affermare che le nocciole raccolte in quest’ultima annata hanno una discreta/buona qualità, accompagnata da una pezzatura media. A causa di una generale scarsità di offerta è scaturito un aumento dei prezzi, nettamente superiori a quelli dello scorso anno.

Tuttavia le maggiori quotazioni riconosciute dal mercato alle nocciole non compensano sufficientemente le perdite economiche generate dal calo produttivo registrato dalla maggior parte dei produttori, che in molti casi non riescono a coprire i costi di produzione. Così come per molte altre produzioni, anche per la nocciola si continuano a segnalare problematiche relative alle cimici ed in particolare alla cimice asiatica, arrecando a volte un danno qualitativo (cimiciato) che contribuisce a far calare ulteriormente le rese produttive. Il problema è già allo studio e sono in corso prove sperimentali e studi specifici per il contenimento di questo parassita.

Nel corso della campagna di commercializzazione 2018/2019 la produzione di nocciole certificata IGP ha raggiunto gli 84.800 quintali, con numeri in crescita ormai da diversi anni. E a settembre, a conclusione avviata circa 3 anni fa, è arrivato anche il via libera definitivo dall’Unione europea alle modifiche del disciplinare di produzione dell’IGP.

“Il 2019 verrà archiviato come l’anno nero della corilicoltura – conclude il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – e ad aumentare la preoccupazione si aggiunge da una parte la quantità di nocciole importate, soprattutto dalla Turchia, nel nostro Paese che fanno concorrenza a quelle del territorio e dall’altra la condizione di sostanziale schiavitù in cui vengono prodotte e raccolte. Da qui l’esigenza di portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine su tutti quegli alimenti ancora ‘anonimi’, a partire da quelli trasformati, come nel caso delle nocciole utilizzate nell’industria dolciaria”.

Lo sviluppo del settore passa attraverso accordi di filiera come quello stipulato da Coldiretti col gruppo dolciario Novi-Elah-Dufour di Novi Ligure, che coinvolge i produttori alessandrini e astigiani: vengono conferiti circa 10 mila quintali di nocciole, esempio virtuoso di un’agroindustria che ha come obiettivo la tutela del Made in Italy per lo sviluppo economico ed occupazionale del Paese, per mantenere e valorizzare la distintività delle produzioni d’eccellenza.