Ancora un telefonino trovato dalla Polizia Penitenziaria all’interno del carcere “Lorusso Cutugno” di Torino. Con una particolarità, come denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario del Piemonte del Piemonte Vicente Santilli: “Nella giornata di giovedì 3 aprile, quando è stato il momento di trasferire un detenuto marocchino ad altro istituto, il personale ha provveduto al controllo degli ambienti in cui era recluso. Durante la perquisizione, gli operanti hanno rinvenuto, occultato in un giubbotto, un caricabatterie. Insospettiti dal ritrovamento, hanno approfondito le ricerche, scoprendo un telefono cellulare ben nascosto dentro una scarpa. Telefono sequestrato e marocchino deferito all’Autorità Giudiziaria”.
Il sindacalista evidenzia come “ancora una volta il puntuale e professionale operato della Polizia Penitenziaria abbia consentito di interrompere il flusso di telefonate da e verso il carcere che, spesso, vengono impiegate per organizzare e comandare il compimento di ulteriori reati al di fuori”.
Appare evidente che c’è una falla del sistema di controllo. Ma la domanda è: perché le perquisizioni in cella vengono fatte solo quando c’è il trasferimento?
