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Che bello, il periodo dell’anno in cui perdi soldi come un’anziana dopo un prolasso!

Cammini per il centro e se hai l’ardire di guardarti intorno ecco che vieni assalita da vari pensieri: “Ah, ecco lì un pensierino per Tizio; quello sarebbe ideale per Caio; accidenti, quasi mi scordavo di Sempronio e del ciarpame travestito da regalo che mi rifila ogni anno e che in qualche modo devo contraccambiare; oh fanno una raccolta fondi per adottare a distanza un elfo” e via dicendo…

Infatti, io non esco. Arriva dicembre, faccio fare un giro per il centro ai bambini per vedere le luminarie, faccio incetta di biscotti speziati nel mio discount preferito e mi muro in casa.

Qualche pensiero al parentado lo faccio, poi tra figli e nipoti ho una schiera di bambini da accontentare e ammetto che questa è la parte del Natale che preferisco. Mi muovo mesi prima, faccio e disfo carrelli di e-commerce che in confronto, Penelope con la sua tela era una dilettante, alla fine, soddisfatta, clicco (per lo più mi muovo on line per ragioni di carattere organizzativo: ho sempre i figli appresso e mi viene difficile far credere loro di avere una delega da Babbo Natale per l’acquisto dei loro regali, per cui devo agire nell’ombra!), ricevo e nascondo nell’armadio. A questo punto dell’operazione di solito siamo a ottobre/ novembre, per cui mi restano un paio di mesi scarsi per pompare per bene i miei figli e portarli disperatamente a desiderare ciò che c’è nel guardaroba.

Intorno al 20 dicembre il suddetto pare lo scaffale della libreria nazionale o un magazzino del più grande negozio di giocattoli: astronavi di Star Wars parcheggiate su edizioni splendidamente illustrate creano una muraglia che fa sì che io abbia accesso a due soli cambi, talvolta pure estivi: se vedete qualcuno a dicembre con le infradito non giudicate. Ricordo i primi Natale col mio primogenito, avevo un’aspettativa altissima, ho inscenato banchetti luculliani di renne che si sono risolti con il semplice entusiasmo per un fiocco rosso e con lo scartare un solo regalo.

Un’altra volta ho comprato una cucina giocattolo in legno con delle istruzioni talmente assurde che la notte della vigilia il mio compagno ed io abbiamo dovuto ubriacarci per capirle e riuscire a montarla.

Iniziavo a credere che non avrei mai ingranato con ‘sta cosa del Natale, invece, ora, anche a casa mia, la mattina del 25, piedini curiosi si precipitano giù dalle scale, occhi sgranati e bocche spalancate esprimono stupore e manine avide scartano pacchetti.

Il finale è dolceamaro per tutti: i bambini appena poggiano l’ultimo regalo e iniziano a pensare con cosa giocare, si sentono dire: “Dai, ora vestitevi che andiamo a pranzo dalla zia Pina” e noi, sponsor della grande menzogna, vorremmo vantarci di quanto bene li conosciamo e di quanto bravi siamo stati a sorprenderli nuovamente, invece tacciamo e lasciamo il merito al Vecchio, ancora un anno, sperando che non sia l’ultimo.

Paola Vitale Cesa

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"