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Intervista al campione del mondo e padre di tutti i portieri. I suoi eredi? Abbiati, Buffon e De Sanctis, anche se non esiste più la scuola dei portieri.

“Ormai quasi tutti respingono la palla per paura di sbagliare e non effettuano più la parata plastica”

Avevo solo 5 anni ma il ricordo resta indelebile. Tortona, 1978, stadio Fausto Coppi: il Derthona affronta in un’amichevole la Juventus, che un anno prima aveva vinto campionato e Coppa UEFA. Prima dell’inizio della gara, i portieri delle due squadre scambiano cordialmente qualche battuta. Uno era mio padre, Adriano Zanier, allora estremo difensore dei leoncelli, l’altro era Dino Zoff. Io ero tra di voi, e visto da vicino, lei mi sembrava ancora più imponente…
Ah, si? Beh, mi fa piacere: probabilmente ci saremo scambiati qualche impressione, usando magari qualche parola in friulano… (Sorride, n.d.r.)

Con-la-Juve-(seduto-sotto-c'è-Cesare-Prandelli)Una volta esistevano i vivai: dal Friuli, ad esempio, sono usciti i vari Zoff, Burnich, Capello, Reja, Collovati. Ora ci sono tantissimi stranieri e chi guida l’Under 21 è costretto a schierare giocatori che nei club fanno panchina.
In effetti, recentemente sono stati pochi i calciatori provenienti dalla mia regione di origine. In generale, questo dipende dai tanti stranieri, ma anche dalla mancanza da parte delle società di fare programmi a lungo termine.

Quella Juve tutta italiana ha fornito anche tanti giocatori alla Nazionale di Bearzot.
Certamente. Il fatto che molti di noi si conoscessero già molto bene ha inciso in maniera determinante: il nostro era un gruppo molto unito e aveva un forte senso di identità.

Con l’avvento degli stranieri, il livello del Campionato italiano salì ancora di più: Brady, Platini, Falcao, Boniek…
Tutti campioni di prima fascia: fino alla metà degli anni 80 gli stranieri potevano essere al massimo due per squadra, ma in molti casi facevano davvero la differenza.Zoff-alza-la-Coppa-del-Mondo-(1982)

Uno dei tormentoni degli ultimi decenni riguarda il dualismo Pelè/Maradona: non le faccio la solita domanda su chi sia stato il migliore, ma le chiedo un ricordo personale, dato che li ha affrontati entrambi.
È vero, ho giocato con tutti e due, anche se quando ho affrontato Pelè era ormai alla fine della carriera. Stiamo parlando di due fenomeni, sotto tutti gli aspetti. Anche se i due attaccanti che ho temuto di più sono stati Johan Cruijff e Gerd Müller: probabilmente dipende dal fatto che ho giocato molto di più contro di loro.

E di Balotelli cosa mi dice? Lei ha allenato Gascoigne: dovrebbe essere esperto per ciò che riguarda i giocatori esuberanti…
Io credo che non ci siano regole particolari: forse Prandelli riesce a gestirlo meglio, perché la Nazionale è sempre la Nazionale. Alla fine Balotelli lo capirà da solo: Allegri ha espresso chiaramente il pensiero della società del Milan e altre squalifiche provocherebbero anche le proteste dei tifosi, che si sentirebbero penalizzati.

La Juve resta sempre la squadra favorita?
Si, anche se quest’anno il campionato sarà molto più equilibrato: Napoli, Roma, Fiorentina e Inter hanno iniziato molto bene.

Come vede il dopo Buffon? Marchetti, Sirigu o chi altro?
Direi che tutti i nomi che hai citato stanno facendo bene; ci aggiungerei anche Abbiati, ormai difende la porta del Milan da tanti anni. E poi De Sanctis, a Roma si è ambientato subito.

Non voglio metterla in difficoltà, ma se guardiamo agli ultimi 30/40 anni, penso a Zoff, Albertosi, Castellini, Bordon, Galli, Zenga, Tacconi, Peruzzi: forse ora in Italia non c’è più la cosiddetta “scuola dei portieri” di un tempo…
Se ti riferisci a qualche anno fa, forse si. Ora però mi sembra che stiamo ritornando all’altezza della nostra fama di “scuola di portieri” conosciuta in Europa e nel mondo: certo, ormai quasi tutti respingono la palla per paura di sbagliare e non effettuano più la parata plastica.

Tutta colpa dei nuovi palloni?
Mah, guarda… Già negli anni 70 in Inghilterra c’erano i “Mitre”, palloni simili a quelli di oggi: in realtà, anche nel calcio ci si dimentica in fretta di tante cose.

Nel famoso Italia-Brasile 3-2 del 1982, oltre alla tripletta di Paolo Rossi, all’ultimo minuto ci fu una sua parata miracolosa su un colpo di testa ravvicinato di Paulo Isidoro: questa ce la ricordiamo davvero tutti!
(Ride, n.d.r.) Beh, ammetto che quella fu una parata determinante!

Ringraziandola per la disponibilità, posso augurarle di rivederla presto su qualche panchina?
(Ride ancora, n.d.r.) No, no… Grazie ma sto molto bene così, anche senza panchine!

Gianmaria Zanier

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