Il dibattito sul legame tra smartphone e salute mentale degli adolescenti spesso si concentra sul tempo di utilizzo. Tuttavia, una recente ricerca pubblicata su JAMA suggerisce che il pericolo maggiore non sia la quantità di ore, ma un atteggiamento compulsivo e di dipendenza dal dispositivo.

NON SOLO QUANTO, MA COME – Scienziati del Weill Cornell Medicine di New York e del New York State Psychiatric Institute hanno esaminato 4.285 adolescenti per 4 anni, a partire dai 10 anni di età, analizzando il loro rapporto con social media e videogiochi. Si sono concentrati su parametri come la difficoltà a staccarsi dal telefono, lo stress in sua assenza e l’uso compulsivo.
I risultati hanno mostrato che una maggiore quantità di tempo allo schermo a 10 anni non era associata a un aumento del rischio di pensieri suicidari 4 anni dopo. Al contrario, i ragazzi con un rischio maggiore di ideazione suicidaria o autolesionismo erano quelli che mostravano una crescente dipendenza dal cellulare, manifestata da elevato coinvolgimento sui social, pressione a interagire e difficoltà a mettere via il dispositivo. Questi comportamenti problematici potevano emergere anche con un uso limitato. A 14 anni, i teenager dipendenti dal cellulare avevano un rischio 2-3 volte superiore di sviluppare ideazione suicidaria o comportamenti autolesivi.

DIPENDENZA, UNA SFIDA PER CERVELLI IMMATURI – Lo studio ha rivelato che la dipendenza da cellulare è diffusa, con circa la metà degli adolescenti che riportavano sintomi. Sebbene non sia stata dimostrata una relazione di causa-effetto diretta tra dipendenza e pensieri suicidari, un uso “malsano” prolungato precedeva i problemi di salute mentale. Questa vulnerabilità è accentuata negli adolescenti a causa dell’immaturità della corteccia prefrontale, l’area cerebrale responsabile del controllo degli impulsi.

RESPONSABILITA’ E INTERVENTI FUTURI – Il focus sulla dipendenza suggerisce interventi più mirati: non solo limitare il tempo, ma affrontare le radici dell’uso compulsivo. Ciò solleva anche interrogativi sulla responsabilità delle aziende tech, i cui design di app e social media sono spesso studiati per indurre micro-gratificazioni e mantenere l’utente connesso, alimentando il rilascio di dopamina e uno stato di costante allerta. Il tempo di utilizzo è un indicatore importante, ma da solo non cattura la complessità del rapporto tra adolescenti e smartphone. È fondamentale andare oltre la semplice misurazione del tempo e analizzare le dinamiche psicologiche sottostanti.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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