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John John Motta ci racconta la sua esperienza nella nostra squadra. Attualmente gioca nella Vertovese ma il suo obiettivo è il lavoro

“Sono molto grato ai miei ex compagni e a tutti i tifosi grigi. Ho ricevuto molto di più rispetto a quelle che sono state le mie capacità”

John John”, ci spieghi il significato di questo simpatico soprannome?
(Ride, N.d.r.) Tutto è nato da un’interrogazione di inglese quando frequentavo il Liceo Scientifico. La professoressa mi chiese di presentarmi e io ho ‘inglesizzato’ il mio nome dicendo: ‘My name is John John Motta’. Da quel giorno, i compagni mi hanno chiamato in questo modo e la cosa è continuata anche nel calcio.

Sei tornato ad Alessandria per assistere alla gara contro il Mantova: che sensazioni hai provato?
Un’emozione incredibile! Ci tenevo proprio ad esserci, perché mi era dispiaciuto non essere riuscito a venire per la festa dei 102 anni. Già nel primo anno ad Alessandria, nel 2008, con i miei compagni di squadra si parlava del centenario: in fondo, tutti in quel gruppo speravano di arrivarci, pur sembrando una cosa ancora distante. Poi, 4 anni dopo, ho avuto l’onore di viverlo in prima persona. La sera prima della gara con il Rimini, ho chiamato Buglio ed altri miei ex compagni: ‘Ragazzi, sto realizzando il sogno che tutti noi avevamo nel 2008: voi non sarete qui, ma vi porterò in campo con me!’.

Ci sono almeno altre 2 partite da ricordare. La prima è quella disputata in casa con la Cremonese nel 2009/10, in cui sei stato uno dei protagonisti di una rimonta, realizzando il primo dei due gol con uno splendido piatto al volo di sinistro, sotto la Nord.
Sì, me lo ricordo molto bene: tra l’altro, è stato il mio primo gol in C/1! Non bisogna però dimenticare anche il gol del pareggio, fatto da Artico subito dopo: in effetti, quella rimonta fu determinante per la conquista della salvezza.
La seconda gara riguarda un incontro dei grigi a Montichiari: quando il tuo gol è stato proiettato alla festa dei 102 anni, in sala c’è stata una vera e propria ovazione…
Veramente? Mi fa davvero un grandissimo piacere! Io sono partito da un paese bergamasco di pochi abitanti e sono arrivato in una città di 100.000 abitanti: qui sono riuscito a ritagliarmi un piccolo spazio e sono molto grato ai miei ex compagni e a tutti i tifosi grigi. Quando faccio un bilancio della mia carriera da professionista, sono molto soddisfatto e appagato per quello che ho fatto: probabilmente, ho ricevuto molto di più rispetto a quelle che sono state le mie capacità.

In campo correvi moltissimo, lottando su ogni pallone e facendo pressing in ogni zona del campo: quando entravi sul terreno del Moccagatta, i tifosi pronunciavano sempre la fatidica frase ‘Con Motta in campo, l’impegno è assicurato’. Ora giochi ancora?
Attualmente gioco nella Vertovese, una squadra di Promozione vicino a Bergamo. Il Presidente è anche il proprietario dell’azienda dove lavoro: a questo punto, ciò che mi interessa di più è avere sempre maggior competenza nell’attività lavorativa. Mi sono laureato l’anno scorso e lavoro in un’azienda che fornisce impianti per le industrie petrolifere più importanti di tutto il mondo. Dato che viaggio spesso, sto perfezionando il mio inglese e ho iniziato a studiare il russo e l’arabo.

…l’arabo?
Si, anche se devo ammettere che come lingua è davvero ostica, forse ancor più del russo… (ride di gusto, ndr.)

Ma se da giocatore tu fossi riuscito ad incrociare l’attuale presidenza, le cose sarebbero finite in maniera diversa?
Probabilmente si… Il presidente Di Masi ha delle idee estremamente valide ed ambiziose: e poi c’è anche il mio caro amico Manuel Bonzano del Relais 23, che è diventato il nuovo sponsor. Auguro ad entrambi il raggiungimento dei rispettivi obiettivi nel minor tempo possibile!
Gianmaria Zanier

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