Un'immagine attuale dell'interno del Teatro 'La Fenice' di Venezia

Il teatro è un luogo magico che trasmette sensazioni uniche. Se credo molto infatti nella capacità della musica e del cinema di essere veicolo di emozioni e messaggi, tutto questo non può che essere ribadito a gran voce per quanto riguarda il teatro nel senso più puro e “semplice” del termine. Infatti, che si tratti dei teatri con palchetti dorati e tende rosse drappeggianti, che si tratti dei teatri più moderni o di spettacoli “en plen air” (come capita soprattutto durante la stagione estiva), ciò che interessa e resta del teatro è ciò che si instaura tra il palco e il pubblico, ovvero un rapporto di distanza ma al tempo stesso di immedesimazione, un rapporto sempre nuovo ma straordinario nel modo in cui riesce ad essere unico per ogni spettatore. Credo fermamente, infatti, che una performance teatrale offra una possibilità irripetibile, ovvero la possibilità di andare in profondità. Nella profondità delle cose, nonché in una conoscenza più approfondita di noi stessi riscoprendoci in modi in cui forse non ci siamo visti mai. E’ specchio efficace della umanità nelle sue fragilità e nelle sue debolezze, efficace perché messe in scena nel modo più reale possibile, ovvero con dei “corpi” come i nostri, veri, presenti e vicini a noi durante la rappresentazione. Il limite tra performance e realtà è dunque, spesso, sottile.

Come riavvicinare i giovani al teatro?

Credo molto nella autenticità delle emozioni e nella potenza del sentimento, motivo per cui sono veramente convinta sia possibile ri-creare un legame forte con il teatro emozionando e “rompendo” in modo drastico lo schema rituale del teatro. Se sembra complesso ed incredibilmente astratto spiegato in questi termini, l’esempio di uno spettacolo degno di nota e che sta segnando una vera e propria svolta nel mondo del teatro per la sua modalità di comunicazione è “Dignità Autonome di Prostituzione” di Luciano Melchionna. Il format infatti è assolutamente innovativo: si tratta della prima “Casa chiusa dell’Arte”, dove gli attori, come prostitute e prostituti, si lasciano scegliere dallo spettatore, in un gioco intrigante fatto di complicità e arte che viene sintetizzato con la frase: “Mi paghi prima. E anche dopo, se ti è piaciuto.”

Ogni edizione del format è sempre diversa, ogni replica mai uguale a sé stessa; sostanzialmente si diviene parte integrante dello spettacolo in un modo nuovo, innovativo, insolito ed emozionante perché vero, sentito.

Le pareti tra attore e spettatore si distruggono e si viene catapultati in un mondo di magia e sogni: dopo aver ricevuto insieme al biglietto i cosiddetti “dollarini” gli spettatori entrano nel Bordello dell’Arte gestito da Papi Melchionna e qui, dopo una spettacolare cerimonia di apertura, vengono adescati da prostitute/artisti che offrono le loro prestazioni d’arte in cambio di denaro con un prezzo che viene appositamente contrattato. In seguito ci si apparta in un luogo segreto (una stanza, un luogo del teatro…) per godere della Pillola di Piacere offerta dall’attore.

Dopo qualche ora e diverse Pillole di Piacere vendute e comprate, Papi Melchionna richiama tutti i visitatori della Casa chiusa dell’Arte, clienti e prostitute, per un momento finale corale, coinvolgente e magico, la cosiddetta Festa della vita.

Le edizioni in 13 anni sono state ben 48 con più di 400 repliche in giro per tutta Italia (e non solo), sintomo del fatto che il teatro, quello che emoziona e coinvolge, è ancora  vivo e presente, anche tra i giovani (numerosissimi infatti quelli presenti allo spettacolo di Melchionna).

Da poco si sono concluse le repliche presso il panoramico Castel Sant’Elmo di Napoli, una location che ha reso tutto ancor più suggestivo e coinvolgente a tal punto da voler dire una volta terminato: “voglio tornare!”.

Voglio tornare per emozionarmi ancora, per scoprire le storie degli attori che non ho potuto ascoltare. Raccontare Dignità autonome di prostituzione non è una impresa facile, lo si deve soltanto vivere. Ecco il suo punto di forza.

Come disse il famoso regista Augusto Boal: “Il teatro è questo: l’arte di vedere noi stessi”.

Ludovica Italiano

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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