Il potere unificante (e non solo) della musica

Dopo due anni di stop a causa della pandemia, qualche giorno fa si è tenuto a Roma il famoso concertone del primo maggio: tanti cantanti e tanti ospiti del mondo dello spettacolo sono stati accolti da una calorosa folla, espressione massima di quella normalità che tanto ci è mancata.

I commenti letti sui social sono stati numerosi ma tutti veicolavano lo stesso messaggio e le stesse sensazioni: la gioia di potersi ritrovare in una piazza in mezzo alla folla, magari in compagnia di amici e conoscenti per cantare a squarciagola le canzoni del momento (e non solo).

E quest’anno si è aggiunta una ulteriore componente da non sottovalutare con l’emergenza in Ucraina: come ci ha tenuto a specificare commossa Ambra Angiolini, riconfermata conduttrice per il quinto anno consecutivo del concertone: “Siamo qui insieme per la pace, per ricordarci che la libertà e il lavoro sono diritti di ogni essere umano”.

Andare ad un concerto dopo anni in cui tutto ciò non è stato possibile non vuol dire solo assistere alla ripresa di un settore che troppo ha sofferto (forse più di altri) la crisi dovuta alla pandemia globale ma vuol dire anche condividere un momento indimenticabile, ritrovarsi insieme lasciandosi trasportare dalle emozioni suscitate dalla musica, uniche ma allo stesso tempo inimitabili e diverse per ognuno di noi, avvalendosi della sua forza unificante. Perché la musica, tra i suoi numerosi “poteri”, unisce. E proprio la musica, ancora, è stata una vera e propria nuova forma di resistenza allo stress e alla preoccupazione per le migliaia di persone che, a causa di questa devastante pandemia, si sono trovate ad essere confinate nelle proprie case. È stata il filo conduttore, unificante appunto, tra tante anime che si sono, improvvisamente, trovate sole nella speranza poi di ritrovarsi il prima possibile e di cantare insieme. E alla fine così è stato.

Sebbene i generi musicali siano diversi e vari infatti quest’arte ha un linguaggio unico e universale che abbatte le barriere sociali. La musica unisce, valorizza, crea legami e guarisce dalla solitudine; consente di esprimere l’inesprimibile in un modo immediato ma sempre unico, come se fosse sempre la prima volta.

D’altronde quest’arte ha svolto un ruolo fondamentale nell’educazione fin dall’antichità, basti pensare ai grandi filosofi e pensatori come Aristotele, Socrate e Pitagora, grandi cultori di questa disciplina che ne hanno sviscerato funzioni e potenzialità: da “amica fidata dell’uomo” ad una analisi matematica della stessa fino a sottolineare come possa farsi portavoce di un determinato periodo storico in maniera straordinariamente eloquente. Attraverso quest’ultima, infatti, è possibile anche riflettere i propri desideri, le proprie aspirazioni ed aspettative. Non è un caso dunque che, proprio consci delle potenzialità della musica, recentemente si sia iniziato a parlare per bambini e ragazzi di “musicoterapia”, ovvero di una terapia, appunto, consistente in una modalità non –verbale di approccio alla persona, ovvero utilizzando il suono per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.

Ascoltare la musica rende felici. E no, non si tratta di una frase di circostanza ma di uno studio condotto da un neuroscenziato della McGill University.

E c’è cosa più bella, ancora, di dedicare una canzone? Lasciare che la musica parli per noi, che l’emozione si esprima e arrivi dritto al cuore senza filtri e divagazioni talvolta superflue?

È una delle forme di comunicazione più potenti del mondo. E la sua forza andrebbe valorizzata e riconosciuta. Così, come ha detto Jim Morrisonm magari “un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra”.

Ludovica Italiano

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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