L’Europa verso il rialzo dei tassi d’interesse

Nel corso dell’ultima riunione del consiglio direttivo della Bce, avvenuto l’8 giugno, dopo attente analisi del panorama macroeconomico, è stata presa la più importante scelta degli ultimi 10 anni in materia di politica monetaria e cioè l’aumento dei tassi di interesse.
Questa mossa avviene in seguito all’eccessiva impennata dell’inflazione che nel mese di giugno ha raggiunto il valore dell’8,6% e le cui cause sono da attribuire principalmente ai rincari dei prezzi energetici e di quelli alimentari.
Mentre la Bce è al suo primo intervento sulla politica monetaria, la banca centrale americana (Fed) ne ha già attuati 4. I due approcci diversi si devono alla diversità delle cause dell’inflazione: se in Europa, è dovuta dall’inasprimento dei costi dell’energia e materie prime, negli Stati Uniti è dovuta ad una combinazione tra l’eccessiva immissione di nuova moneta circolante (nel 2020 è stato stampato il 40% della totale valuta circolante) e il rialzo dei prezzi tra domanda ed offerta, specie nel settore tech ed automobilistico, con la crisi dei semiconduttori.

Cosa vuol dire rialzo dei tassi d’interesse?

Per rialzo dei tassi di interesse intendiamo quelli con cui le banche centrali, prestano denaro alle altre banche: se i tassi incrementano, aumenta il costo del denaro e di conseguenza le persone saranno meno portate a richiedere prestiti, poiché il capitale da restituire sarà maggiore. In questo modo si raggiunge una sorta di stallo, che teoricamente dovrebbe portare alla riduzione dell’inflazione.

Non solo rialzi dei tassi

Oltre all’aumento dei tassi, la Bce ha deciso anche di porre fine all’acquisto di debito degli stati, che avviene mediante i titoli di stato.
Nella riunione che si terrà giovedì 21 luglio, i vertici della Banca Centrale, guidati da Christine Lagarde, dovrebbero annunciare l’aumento dei tassi di 25 punti base, anche se come al solito, sono venute fuori ipotesi di un aumento di 50 punti base.
Sicuramente un aumento più sostanzioso consentirebbe una riduzione dell’inflazione, ma sarebbe anche un grosso shock sulla crescita e questo l’Europa non può permetterselo.
Oltre al sopracitato rialzo dei tassi, giovedì si dovrebbe anche annunciare il nuovo strumento anti-Spread, destinato a contrastare l’aumento dei rendimenti sui titoli di stato, in particolare di quelli italiani, che sono stati spesso strumento di speculazione dovuta all’elevato debito pubblico.
Su questo punto la decisione dei vertici però non è unanime: al fine di tutelarsi alcuni propongono di vincolare questo strumento a delle clausole stringenti, specie in un momento di crisi di governo come quello che stiamo affrontando.

Andrea Coslovi

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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