Tensione alle stelle, costantemente, nel carcere di Torino: lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, raccontando che negli ultimi giorni gli agenti in servizio hanno scoperto un telefono cellulare, nascosto all’interno di un recipiente insieme a della droga. Vistisi scoperti, i detenuti hanno reagito spintonando gli agenti. E si parla di galeotti italiani.
Passando poi ai nordafricani, eccone uno sottoposto al regime del 14 bis, trovato in possesso di uno smartphone nascosto in una cartellina portadocumenti, più il relativo caricabatteria nascosto in una scarpa. Episodi che raccontano le falle del sistema di sicurezza.
Poi, durante una perquisizione notturna, è stato scoperto in una cella uno smartphone, introdotto illecitamente, nascosto dietro il portarotolo di carta igienica. Poi nel locale adibito a barberia, sono stati rinvenuti altri oggetti non autorizzati, tra cui sbarre in ferro, punteruoli artigianali, un caricabatterie e una macchinetta rudimentale per tatuaggi. Ovvio che ci sia un commercio illecito di questi oggetti, ma viene il forte dubbio che ci sia troppa gente che entra in carcere con materiale vietato (parenti, avvocati?)

Oltre la consueta solidarietà espressa al personale di Polizia Penitenziaria, costretto a lavorare sempre in condizioni difficili e senza troppi strumenti di difesa, il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, sollecita rapidi provvedimenti da parte della autorità, ribadendo l’urgenza di interventi sul regime custodiale aperto, troppo permissivo e permeabile: “Servono regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea, strumenti di difesa per contrastare le violenze. Ma soprattutto bisogna provvedere all’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo dei presenti in Italia, per scontare le pene nei loro paesi, oltre a riaprire gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi mentali, sempre più numerosi. Infine servirebbe il taser, strumento utile per eccellenza in chiave anti-aggressione”.
