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6 milioni di euro non dichiarati e fatture false per oltre 4 milioni e mezzo di euro: sono queste le principali risultanze di un’indagine portata a termine dai finanzieri della Compagnia di Alessandria nei confronti di una società della provincia, operante nel settore del commercio dei “rottami ferrosi”.

 

L’approfondita analisi della documentazione contabile e bancaria della società e dei suoi soci ha in particolare consentito di ricostruire per intero il volume d’affari dell’impresa e di rilevare una cospicua differenza rispetto a quanto era stato dichiarato all’Erario: oltre 6 milioni di euro non dichiarati ai fini delle imposte dirette e circa 400.000,00 euro ai fini dell’IVA.

 

Dagli stessi conti correnti emergevano inoltre forti perplessità sulla veridicità di alcune transazioni, tenuto conto delle modalità e della tempistica dei relativi flussi finanziari. Sospetti che hanno trovato conferma in esito ai riscontri operati presso i fornitori dell’impresa dove è stato dimostrato come le operazioni non fossero mai avvenute.

 

E’ così emersa la simulazione di costi per oltre un milione e mezzo di euro, mediante l’uso di fatture false emesse da una compiacente impresa alessandrina, attiva in un settore (quello del commercio dei semi e alimenti per il bestiame) ben diverso da quello dei rottami ferrosi. In tal modo, la società verificata è riuscita ad abbattere i ricavi e a proporsi più convenientemente sui mercati di riferimento, alterando la libera concorrenza.

 

Non solo, gli sviluppi investigativi hanno portato alla luce un altro giro di fatture false, questa volta emesse dalla stessa verificata a favore di una ditta torinese per un importo di circa tre milioni di euro. Anche in questo caso le indagini finanziarie evidenziavano palesi incoerenze nel regolamento finanziario di alcune transazioni (come, ad esempio, la contestualità di versamenti e prelevamenti in contanti anche di rilevante importo), che si sono poi rivelate inesistenti.

I due amministratori, succedutisi nel tempo, sono stati quindi denunciati alla locale Procura della Repubblica per i reati di cui agli art. 2 (Dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti), 8 (Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti) e 4 (Dichiarazione infedele), a proposito dell’omessa dichiarazione di ricavi per un ammontare superiore alla soglia di punibilità fissata dalla stessa norma, del decreto legislativo 74 del 2000.

 

Gli importi evasi sono stati segnalati all’Agenzia delle entrate per il recupero a tassazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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