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Come si disegna l’amore? La risposta potreste trovarla nelle illustrazioni di Bruno Buffa. Immaginate di ricevere un disegno.

Un disegno, sì: per ogni compleanno, Natale, anniversario. Così si strutturava la mostra “Mimma e Bruno: un amore”, dove sono state raccolte le opere di Buffa per la compagna di una vita. Una manifestazione che ha avuto incredibile successo, a dimostrazione dell’affetto che la comunità acquese provava per il disegnatore.

Bruno Buffa si è spento il 13 novembre dell’anno scorso, e di lui restano tanti quadri in molti negozi della città. Acquese doc, inizia la sua carriera come fotografo professionista, per poi dedicarsi alla stesura di cartine ed alla scoperta di sentieri ideali per chi ama trekking ed escursionismo.

Proprio da questa passione nasce l’amicizia con il Cai (Club Alpino Italiano) di Acqui Terme, con cui collabora e per il quale ogni settimana crea una vignetta umoristica.

artista inconsapevoleDa ricordare anche la Foto Buffa: ovvero, una foto che segnalava problemi della città e non mancava di sottili critiche da parte dell’autore stesso.

Nella vita di Buffa non manca il tempo da dedicare ai suoi amati disegni, dai tratti personali e ben riconoscibili.

Una prima mostra dei suoi lavori venne organizzata a Palazzo Robellini nel 2000, che come l’ultima registrò grande affluenza da parte dei visitatori. Dal 16 al 24 di febbraio, invece, è stata aperta al pubblico un’installazione di disegni che Bruno Buffa chiese ad Aurelio Repetto (già presidente del Cai) di esibire per farne “un’amorevole mostra”. Disegni del tutto sconosciuti, che l’autore conservava nella propria casa, come caro ricordo della compagna Mimma, venuta a mancare alcuni anni fa. Una donna che aveva conosciuto da giovane per ritrovarla in età più avanzata.

Un amore sulla sessantina, potremmo chiamarlo. Ed è proprio questo grande amore, quello che traspare dai fogli colorati. “Si può sentire la sincerità dei sentimenti attraverso la carta”, commenta una donna appena uscita da Palazzo Robellini, nuovamente sede per l’occasione.

“L’amore con la A maiuscola, quello che non esiste più al mondo”, dice qualcuno che si appresta ad ammirare i quadri per la seconda volta. Dalle domande di amici e conoscenti dell’artista (“che artista non si è mai considerato”, aggiungono) emerge il profilo di un grande amante di viaggi, natura e camminate in cui trovava un momento personale per riflettere.
Meticoloso nei suoi lavori come nella vita, era “uno spirito inquieto”.

Un nomade alla Bruce Chatwin, scrittore che peraltro adorava. Così lo ricorda un altro affezionato amico.

Tutte le tavole a colori sono state rilegate in un catalogo insieme ad aforismi e ad una poesia in particolare, che contorna il primo quadro raffigurante un uomo che porge un fiore ad una donna.
“Sono felice che mi abbiano consigliato di passare di qui, mi sarei pentita del contrario”, una delle ultime frasi raccolte all’uscita del palazzo.

Ed ecco che nel ricordo di un acquese tanto amato dai suoi concittadini, ci si ricorda anche un po’ dell’amore.

 

 

Ilaria Zanazzo

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