Scoppia la guerra in Ucraina. Ieri, alle 4 del mattino ora italiana, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato alla nazione l’inizio di «un’operazione militare speciale» rivelatasi ben presto come una vera e propria invasione ai danni dell’integrità territoriale del Paese. Invadendo l’Ucraina, Putin ha minacciato il mondo intero: «Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze che non avete mai visto nella storia. siamo pronti per qualsiasi scenario».

«L’obiettivo – fa sapere il gerarca russo – è quello di demilitarizzare il paese, non occupare». Da tutti i fronti le unità dei quasi 200.000 soldati russi posti al confine del paese sono penetrate in territorio ucraino. Dal Nord, con l’appoggio della Biellorussia, al Sud, dalla Crimea, superando il territorio del separatista filorusso territorio del Donbass, i russi sono scemati sulle principali città Ucraine, minacciando di far scomparire il paese dell’est dalle future mappe geografiche.  Forti esplosioni sono state avvertite nelle città di Odessa, Kharkiv, Mariupol, Leopoli, mentre i soldati russi, già intorno alla mezzanotte, sono riusciti ad entrare nell’area dalla capitale.

L’Ucraina sotto attacco, la Russia sulla strada del male. La Conquista di Kiev

«Denazificare l’Ucraina» ha detto il presidente russo alla nazione. «Cari compagni, i vostri padri, nonni e antenati non hanno combattuto per la Madrepatria affinché i neonazisti prendessero il potere in Ucraina». «Sono ebreo, come potrei essere nazista?» è la pronta risposta del presidente ucraino Zelensky, che rigira l’accusa al mittente «La Russia ci ha attaccato a tradimento, come ha fatto la Germania nazista negli anni della Seconda guerra mondiale». Zelensky, intanto, ha dichiarato la legge marziale, ha mobilitato tutti i riservisti e ha invitato «tutti coloro che hanno esperienza di combattimento» a prendere le armi e difendere il paese e la propria libertà dall’invasione russa. «Ad oggi, i nostri paesi – dichiara il presidente ucraino – si trovano su lati diversi della storia mondiale. La Russia ha intrapreso la strada del male, ma l’Ucraina si sta difendendo e non rinuncerà alla sua libertà, qualunque cosa pensi Mosca». A Kiev, intanto, la metropolitana si è trasformata in un improvvisato rifugio ani-aereo per la popolazione civile, mentre viene occupato l’aeroporto militare di Hostomel. Bloccata la navigazione nel mare d’Azov, distrutte le difese antiaeree, i russi procedono da entrambe le sponde del Dnepr e in poche ore, fa sapere Bloomberg da fonti dell’intelligence occidentale, la capitale ucraina potrebbe essere totalmente in mano russa.

I primi numeri giungono da Kiev: 316 i feriti e 137 i morti, fa sapere Viktor Lyashko, ministro ucraino della Sanità, mentre il comando militare denuncia il bombardamento di due ospedali nel Donetsk. Anche l’area vicino all’ex impianto di Chernobyl, definito una vera e propria «bomba all’orologeria» da Legambiente è stato teatro di scontri, ora saldamente in mano agli occupanti. «Quello è un obiettivo molto sensibile, fino ad oggi in qualche modo tutelato dallo Stato ucraino – dichiara ad AdnKronos Angelo Gentili, responsabile del progetto Chernobyl di Legambiente – Farne un teatro di guerra è molto pericoloso, non si può scherzare con il nucleare perché qualsiasi tipo di situazione militare potrebbe mettere in atmosfera ulteriori quantità di radionuclidi».

Il mondo reagisce, condanna l’aggressione e impone sanzioni.

Una sorpresa di certo non inaspettata, l’attacco alla democrazia ucraina di Putin è il risultato di una escalation che la diplomazia non è stata in grado di disinnescare.  Da settimane l’aggravarsi della crisi diplomatica aveva fatto temere quanto si è poi effettivamente realizzato. L’intelligence americana, accusata d’isteria dalla controparte russa, ha continuato a mettere in allarme il mondo intero sui piani di invasione escogitati dalla Russia, rivelatesi poi corretti, leggermente posticipati. Già si contano a centinaia le vittime, anche fra i civili e il mondo sconcertato, ma preparato, chiede quasi all’unanimità a Putin di fermare «il bagno di sangue».

Pronta la reazione da parte di Joe Biden, che ieri ha annunciato nuove gravissime sanzioni contro la Russia. «Questa situazione – ha dichiarato in conferenza stampa- comporterà costi gravi all’economia russa, sia sull’immediato sia nel tempo. Abbiamo studiato nuove misure in modo da rendere il danno al massimo sul lungo termine e per ridurre l’impatto sul breve per gli Stati Uniti e i suoi alleati.»  «Putin è l’aggressore. – ricorda al mondo occidentale -. Ha respinto ogni offerta di dialogo. Putin ha scelto questa guerra premeditata da mesi con ambizioni che vanno oltre l’Ucraina per ristabilire l’Unione sovietica.  Putin ha scelto questa guerra, e ora lui e il suo Paese dovranno sopportarne le conseguenze».  «Faremo il possibile – conclude il presidente, che per ora nega un intervento diretto dei soldati americani in Ucraina, – per limitare i danni per gli americani, ma questa aggressione merita una risposta. C’è una completa rottura nelle relazioni fra Stati Uniti e Russia».

Durissima la reazione anche da parte europea. Il premier Boris Johnson ha condannato la «brutale e sconsiderata», aggressione russa ai danni dell’Ucraina, definendo Putin un «dittatore», reo di «aver scatenato la guerra in Europa». Dello stesso tenore seguono le dichiarazioni del presidente Macron, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del premier Draghi e di tutti i leader dell’Unione Europea. Il consiglio di sicurezza nazionale, convocato ieri mattina da Mattarella ha definito l’azione della Russia come una delle più «gravi e inaccettabili violazioni del diritto internazionale, concreta minaccia alla sicurezza e alla stabilità globali»

«Condanniamo fermamente l’attacco ingiustificato della Russia all’Ucraina – ha scritto su Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, subito dopo l’attacco russo – i nostri pensieri sono con l’Ucraina e le donne innocenti, uomini e bambini che affrontano questo attacco non provocato e la paura per la loro vita. Riterremo il Cremlino responsabile». La risposta è quella di sanzioni «massicce e mirate», al fine di indebolire la «capacità di modernizzazione» della Russia e «bloccare l’accesso delle banche russe ai mercati finanziari europei», congelando gli attivi del paese in Europa. Le sanzioni più dure mai adottate al fine di «sopprimere la crescita economica della Federazione ed erodere gradualmente la base industriale del Paese». Come si legge nel comunicato conclusivo del vertice dei leader europei, tenutosi ieri sera, «le sanzioni coprono il settore finanziario, energetico, dei trasporti, l’export di beni e finanziario, la politica dei visti e l’inserimento nella lista nera, e con nuove criteri, di personalità russe». Non toccato, per ora, sembra essere il comparto del gas, anche se l’aumento del costo del prezioso materiale sembra pressoché inevitabile. «La responsabilità è del Cremlino che – ha scritto su Twitter il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni – risponderà delle conseguenze di questo atto di guerra. In queste ore difficili l’Europa è vicina all’Ucraina».

«Un atto brutale di guerra» lo definisce Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, affermando che l’Alleanza farà «tutto il necessario per proteggere i suoi alleati». Il tentativo russo di ricostruire l’antica area di influenza sovietica preoccupa anche le altre nazioni dell’est Europa che vedono con orrore i fatti che si stanno svolgendo in Ucraina. Bulgaria Lituania e Polonia hanno chiesto al Consiglio atlantico consultazioni urgenti ai sensi dell’articolo quarto del trattato, mentre Stoltenberg sottolinea la forza e la compattezza del Patto Atlantico, rafforzato in questi giorni da un dispiegamento di forze nei territori orientali dell’Alleanza, «La Russia non ci attaccherà perché siamo la più forte Alleanza della storia e siamo tutti allineati, ciò dovrebbe prevedere qualsiasi espansione della tragedia che stiamo vedendo in Ucraina. La pace – ha proseguito – nel nostro continente è andata in frantumi. La nostra libertà è minaccia, dobbiamo rispondere e dobbiamo essere ancora più uniti, America del Nord e Europa insieme nella Nato. Proteggeremo le persone e i loro valori, la democrazia sempre prevarrà». Condanna dell’attacco e sostegno alla popolazione ucraina giungono nel pomeriggio anche da parte del G7. Solo la Cina, tiepida sostenitrice della Russia, invita gli occidentali alla moderazione, definendo il termine” invasione” un «uso preconcetto delle parola nel tipico stile dei media occidentali», secondo la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying. Nel frattempo, Zelensky ha accusato il mondo di aver lasciato «l’Ucraina da sola ad affrontare l’Armata rossa», mentre invita i cittadini russi a scendere in piazza per protestare contro la guerra. L’invito ha avuto un certo successo in 54 città della Federazione sbocciano manifestazioni contro la guerra, con 1705 arrestati dalle forze dell’ordine.

L’ora più buia, un triste risveglio

«E’ il momento più triste del mio mandato da segretario generale Onu» afferma sconsolato ed impotente Antonio Guterres, appellandosi al Cremlino «nel nome dell’umanità» affinché si fermi l’aggressione e l’escalation. Appelli anche da Papa Francesco e dal Patriarca ortodosso Kirill, affinché si fermino le azioni atte a «provocare ancora più sofferenza alle popolazioni». Ma Putin è sordo a qualsiasi richiesta.

Guerra. Parola che in Europa sembrava dimenticata, evocata nel ricordo degli orrori del passato o usata per indicare le barbare vicissitudini di un luogo relativamente remoto, lontano dalle soglie di casa. Nell’illusione di un benessere apparente ci siamo tutti convinti che la guerra non potesse più essere un affare europeo e che gli orrori patiti dai nostri nonni, non avrebbero toccato gli occhi dei nostri figli. Il boato delle bombe e il suono dei caccia sui cieli di Kiev hanno rotto tale illusione. A noi, uomini e donne del presente, un così doloroso risveglio.

 

Daniele De Camillis

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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