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Alessandria ha una sinagoga bellissima ma forse non tutti la conoscono e soprattutto molti ignorano la cultura ebraica, le sue tradizioni e la sua storia. La professoressa Paola Vitale ne è la responsabile ed è una delle ultime rappresentati della comunità ebraica di Alessandria.

“Siamo rimasti una decina in città – dice – una volta la comunità ebraica alessandrina era molto nutrita, poi dopo la seconda guerra mondiale molti non sono più tornati”.

I ricordi affiorano, quelli della sua famiglia scappata in Svizzera mentre entravano le truppe tedesche, quello di sua nonna nascosta vicino Monza in un manicomio e fintasi pazza durante le ispezioni. Al ricordo doloroso si accompagna una voglia di futuro. Con il rabbino capo di Torino, Ariel Di Porto, infatti, c’è un nuovo progetto per la sinagoga edificata nel 1871 dall’architetto Giovanni Roveda: la sala grande diventerà un luogo per la cultura, mostre, concerti, convegni mentre la sala più piccola, al pian terreno, sarà destinata al culto e alle cerimonie religiose.

Una bella notizia per tutta la città. La cultura ebraica è vastissima e la conoscenza di essa rappresenta di certo una ricchezza per ciascuno.

Quest’anno il 25 dicembre ha una doppia valenza, non soltanto si celebra il Natale, ma, non accadeva da secoli, coincide anche la festa di Hanukkah o festa dei lumi, ricordiamo che il calendario ebraico data quest’anno il 5776.  La storia, riportata nel Talmud, racconta che, dopo la riconquista del tempio di Gerusalemme devastato in parte dagli ellenici, secondo il rituale per la Menorah del tempio che doveva essere illuminata in permanenza con olio di oliva puro, si trovò olio sufficiente solamente per una giornata. I fedeli prepararono una Menorah di ferro e stagno ed accesero comunque i lumi: da ciò l’uso della Chanukkiah. Miracolosamente quel poco olio durò il tempo necessario a produrre l’olio puro: otto giorni.

Il 28 dicembre di pomeriggio, in sinagoga, ci sarà la liturgia dell’accensione dei lumi; una doppia festa, quindi, per la città di Alessandria, quella della cristianità e quella ebraica, in un abbraccio comune lontano da pregiudizi e tabù e un’occasione per conoscere e scoprire il mondo ebraico.

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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