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Agiremo con ogni mezzo per il ritiro della circolare della Regione Piemonte!
 
Il 31 ottobre invitiamo tutte le persone che hanno a cuore la libertà di scelta e l’autodeterminazione delle donne a ritrovarsi sotto alla Regione Piemonte per chiedere il ritiro della circolare regionale sull’aborto.
Qualche giorno fa, infatti, senza alcuna discussione in consiglio regionale, la Regione Piemonte ha diramato arbitrariamente ed in sordina una circolare che si contrappone alle linee guida del Ministero della Salute inerenti la somministrazione della pillola abortiva RU486 e l’accesso all’aborto farmacologico (dettagli della circolare regionale qui https://www.regione.piemonte.it/web/pinforma/notizie/una-circolare-indirizzo-sullaborto-farmacologico)
In particolare la circolare diramata dalla giunta regionale ad ASL e ASO territoriali:
• Incentiva la presenza di associazioni pro-vita e antiabortiste all’interno delle strutture sanitarie pubbliche, promuovendo l’apertura di loro sportelli permanenti;
• Mette in discussione l’accesso all’aborto farmacologico in regime di day hospital, riservando la scelta ai singoli medici, che possono così decidere di accettare di somministrare la pillola abortiva esclusivamente previo ricovero, seppur non esistano prove scientifiche che confermino la pericolosità del day hospital per la donna in condizioni di salute;
• Impedisce la somministrazione dell’RU486 all’interno dei consultori.

Le linee guida governative non sono certo la normativa che vorremmo, ma rappresentano senza dubbio un passo avanti, seppur piccolo, imposto alle istituzioni da anni di attivismo, mobilitazioni e sensibilizzazione ad opera di migliaia di donne in questo Paese.
“Molto più di 194” è lo slogan che per Non una di Meno ha rappresentato in questi anni la difesa e al tempo stesso il superamento della legge sul diritto all’aborto del 1978 e non accetteremo che la regione Piemonte ostacoli ulteriormente un diritto già attaccato da obiezione di coscienza a moralismo.
Noi non ci stiamo! Sui nostri corpi decidiamo noi! non ne possiamo più di un dibattito sterile, rigorosamente tra uomini, che non mette al centro la salute delle donne ed il diritto alla scelta, ma usa i nostri corpi per fare campagna elettorale!

Oggi l’aborto è un diritto garantito solo sulla carta e nessuna istituzione fa qualcosa in merito!
Sebbene formalmente la legge consenta il diritto ad abortire, nei fatti, il processo è una lotta contro il tempo e contro la burocrazia. Dobbiamo scontrarci con medici obiettori di coscienza dentro e fuori dagli ospedali: chi non ci rilascia il certificato medico, chi non ci prenota volutamente la visita in tempo, chi ci costringe al contatto con associazioni anti-abortiste che mortificano le donne e le persone che vogliono abortire. Le percentuali di medici obiettori di coscienza in Piemonte sono altissime! Sono l’84,6% nella ASL TO1, il 69,2% nella ASL TO2, il 61,53% in TO3, il 68,96% in TO 4.il 61, 20% in TO 5. Nelle altre province piemontesi si registrano situazioni ancora più gravi, in particolare nelle ASL di Novara, dove 1 solo medico è attivo, di Alessandria, 2 medici, e di Cuneo, 3 medici, causando spesso l’impossibilità di praticare l’aborto in interi ospedali quando il medico non è in turno. Come se non bastasse, seppure la legge non lo consenta, spesso perfino il personale non medico si definisce obiettore di coscienza, mettendo i bastoni tra le ruote alle donne che vorrebbero abortire.
Non è finita qui: le associazioni anti-abortiste che la Regione Piemonte, insieme a Veneto ed Umbria, sta rafforzando negli ospedali pubblici sono le stesse che gridano allo scandalo quando si discute di prevenzione e di educazione sessuale nelle scuole, le stesse che promuovono i cimiteri dei feti, le stesse che già oggi umiliano le donne che scelgono di abortire.

Le linee guida del Ministero della Salute, seppure non risolutive, avevano aperto finalmente un dibattito importante: quello sulla necessità di rivedere le modalità di accesso all’aborto.
A noi donne deve essere garantito il diritto all’autodeterminazione sul nostro corpo e sulle nostre scelte riproduttive con urgenza. Non siamo disponibili ad arretrare di un passo, se non per prendere la rincorsa verso nuovi diritti! Rivendichiamo con forza e apriremo un dibattito pubblico sull’ accesso gratuito alla contraccezione, sull’ accesso garantito alle cure ginecologiche di ogni genere, sul ruolo dei consultori sui territori per la nostra salute, sull’accesso davvero sicuro, gratuito e garantito all’aborto.
Dunque il 31 sarà solo l’inizio!

Agiremo con ogni mezzo per il ritiro della circolare della Regione Piemonte e pretendiamo che chiunque sieda in consiglio regionale agisca contro questo scempio. Lo diciamo chiaramente: non accettiamo più scuse. Per noi chi non condanna questo operato con i fatti e non agisce per il ritiro della circolare è complice della Regione Piemonte e di coloro che vogliono impedire l’accesso all’aborto per le donne.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"