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Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization, ovvero l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di combattere la fame nel mondo) lo spreco alimentare riguarda ogni anno oltre un terzo del cibo prodotto nel nostro pianeta. Esso avviene lungo tutta la filiera dal produttore al consumatore: dalla produzione agricola alla lavorazione degli alimenti, al loro trasporto e alla loro vendita, fino alla conservazione e all’uso del cibo nelle nostre case. In termini di impatto ambientale, sprecare cibo significa sprecare anche le risorse usate per produrlo: energia, acqua, terra. Una produzione alimentare che eccede il consumo porta anche a uno spreco di combustibili da fonti fossili, ancora oggi molto impiegati nelle fasi di coltivazione o allevamento, trasporto e lavorazione del cibo. I rifiuti alimentari nelle discariche, inoltre, producono gas che vanno a incrementare l’effetto serra. Alcune cause di carattere globale che hanno favorito l’incremento dello spreco alimentare negli ultimi decenni sono identificabili in vari elementi: la crescente urbanizzazione, che ha allontanato i consumatori dai luoghi di produzione del cibo, allungando così la filiera agroalimentare e incrementando il rischio di perdite durante il trasporto e l’immagazzinamento del cibo. L’aumento del reddito disponibile, che ha modificato la composizione della dieta alimentare. Questa variazione (particolarmente evidente nelle economie in transizione come Brasile, Russia, India e Cina) comporta un minor consumo di alimenti a base vegetale e un maggior consumo di carne, pesce e prodotti freschi come frutta e verdura, tutti più deperibili. La crescente globalizzazione del commercio e la rapida diffusione della grande distribuzione organizzata (GDO), anche in molti Paesi emergenti. Una parte degli sprechi alimentari deriva anche dalla necessità di migliori standard di qualità e sicurezza alimentare per i consumatori, e dall’aumento dei volumi di prodotti alimentari commercializzati. A determinare gli sprechi nella fase di distribuzione e vendita sono soprattutto previsioni sbagliate della domanda di prodotti alimentari: si stima – anche sulla base di dati – che i consumatori acquisteranno una certa quantità di prodotto, ma la previsione si rivela eccessiva, e il prodotto invenduto supera la data di scadenza o deperisce. Altre cause possono dipendere da una conservazione non ottimale, o dalla scarsa attenzione nel trattamento dei prodotti. Sommando gli sprechi della filiera produzione/distribuzione, lo spreco alimentare in Italia arriva comunque a costare complessivamente circa 10 miliardi di euro.

Sono molte le iniziative per arginare lo spreco: dalla Giornata contro lo spreco alimentare e il conseguente Banco alimentare ai vari eventi dei singoli centri commerciali ma quella che sta facendo in Europa la differenza è senza dubbio l’app TOO GOOD TO GO, nata in Danimarca, sviluppandosi presto in tutta Europa, Italia compresa, dove ogni anno vengono gettate via 20 milioni di tonnellate di cibo, uno spreco che in termini di spesa corrisponde a €15 miliardi l’anno, l’equivalente dello 0.9% del nostro PIL, Too Good To Go è l’app che consente a ogni persona di fare la propria parte per ridurre gli sprechi e allo stesso tempo di acquistare pasti freschi e deliziosi sostenendo le attività commerciali locali. I commercianti riducono i loro rifiuti e ottengono un piccolo ricavo dalla produzione che in altro modo verrebbe sprecata, mentre i nuovi clienti provano i loro prodotti. Entrambi contribuiscono a creare un mondo migliore! Anche ad Alessandria è possibili usufruire di questa app che sul territorio ha creato una partnership con la piattaforma www.adomicilio.info nata nel periodo di lockdown per aiutare i cittadini e i commercianti.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"