In merito al “caso Solvay”, riportato alla luce in questi giorni dallo studio condotto dall’Università di Liegi (Belgio) che ha evidenziato una maggiore presenza di alcuni Pfas, non più prodotti nello stabilimento Solvay da oltre 10 anni, nel sangue di cittadini di Spinetta Marengo, questa mattina l’assessore regionale alla Sanità ha incontrato il sindaco di Alessandria per fare il punto sulla situazione, illustrando le iniziative messe in atto dalla Regione. Un tema oggetto anche di un’interrogazione consiliare, nel pomeriggio.

Nello specifico dello studio belga, l’assessore ha osservato che sono in corso delle valutazioni sull’attendibilità del campione, il quale sembrerebbe riferito a un numero limitato di cittadini, selezionati tra soggetti direttamente esposti ai Pfas e quindi non sufficientemente rappresentativi della popolazione generale.

Ma, a prescindere da tale ricerca, l’assessore ha spiegato come da anni la Sanità Pubblica e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) monitorino con grande attenzione l’area di Spinetta Marengo, sia per gli aspetti relativi alla tutela della salute dei lavoratori, sia per le attività di rilevazione ambientale e anche per le valutazioni epidemiologiche sull’impatto delle attività industriali sulla salute dei cittadini residenti.

Dal 2021 sono attivi nuovi Tavoli regionali su sorveglianza sanitaria, indagini su altre matrici, biomonitoraggio animale e su alimenti e monitoraggio umano di esposizione.

Al momento, nell’area di Spinetta Marengo le contaminazioni riguardano corpi idrici sotterranei non utilizzati per l’acqua potabile: l’unico pozzo risultato contaminato da Pfas, seppur a bassi livelli (la sola rilevabilità), è quello di Montecastello che fu immediatamente chiuso e non più utilizzato.

La Regione Piemonte ha ottenuto dalla Solvay gli standard per effettuare analisi attendibili e ha destinato all’Asl di Alessandria un finanziamento di 340 mila euro per effettuare ulteriori nuovi campionamenti su matrici animali ed alimentari, procedendo anche con l’Università del Piemonte Orientale, titolare del progetto europeo “Scenarios” sullo studio di tecniche analitiche per la ricerca dei Pfas, al fine di creare sinergie tra i diversi istituti sul territorio piemontese.

E’ stato deliberato un piano di biomonitoraggio sulla popolazione (in programma nei primi mesi del 2023) che prevederà, nei soggetti a rischio, oltre alla ricerca dei Pfas, anche la valutazione di alcuni parametri sanguigni, quali ad esempio il colesterolo. Per tale iniziativa è stato previsto un primo finanziamento di 70 mila euro.

In una situazione di vuoto normativo nazionale, l’assessore ha inoltre osservato come il Piemonte sia l’unica Regione ad aver approvato, l’anno scorso, una specifica legge, seguita da relativa delibera esplicativa di Giunta, per normare e limitare su tutto il territorio piemontese l’emissione di Pfas negli scarichi in acque superficiali.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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