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Dopo essere stata ripetutamente chiamata in causa per il tramite di dichiarazioni rilasciate a organi di stampa e nella vana attesa di comunicazioni ufficiali, l’Associazione di Protezione Civile Antonino Poma di Alessandria, che gestisce il Museo di Santa Croce a Bosco Marengo, ritiene opportuno rilasciare le seguenti dichiarazioni.
Siamo rimasti quantomeno sorpresi dalle dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Bosco Marengo a più riprese su “La Stampa” ed in particolare sull’edizione di Mercoledì 23 Luglio in cui si diceva di aver revocato l’incarico all’associazione di protezione civile A. Poma di Alessandria nella gestione del museo di Santa Croce, in quanto sino a ieri non ci era pervenuta alcuna comunicazione ufficiale a riguardo, tant’è che stiamo a tuttora svolgendo il nostro compito presso il museo.
Solo sabato 13 settembre us ci è stata ufficialmente notificata la decisione.
Il nostro operato è retto da una convenzione triennale stipulata nel febbraio dell’anno in corso che viene a suggellare un percorso articolato, iniziato dal 2010 e sempre ufficializzato da specifici atti scritti. Anzi dal 2013 ci siamo accollati in toto anche gli oneri della gestione del museo: in parole povere paghiamo noi tutte le spese organizzative, assicurative, viaggi, elettricità e pulizie, senza alcun contributo dal Comune ma potendo esclusivamente fruire degli introiti del museo stesso.

Ci ha lasciati ancora più allibiti sentir parlare, sempre nello stesso articolo e con un tocco di raffinatezza non comune, di “caduta della testa del direttore” del Museo – Gianfranco Cuttica di Revigliasco – proprio da parte di chi non ha alcuna competenza nel merito, soprattutto per il fatto che la nomina a direttore del museo non è mai avvenuta per il tramite della Amministrazione comunale bensì – come prevede la convenzione – dalla stessa associazione di protezione civile, che al momento non risulta aver alcun intendimento di fare pratica con la lama della ghigliottina.

Per amor di verità, anche le osservazioni che sono state prodotte nell’articolo in discussione costituiscono un modo fuorviante di presentare al pubblico una situazione che, nel concreto, è molto diversa. In particolare, per rimanere ai numeri e per rimanere all’anno in corso, nel primo quadrimestre i visitatori stati più di 720 mentre nel 2013 gli stessi furono 465 e a Luglio ( circa a metà anno) si è raggiunto sostanzialmente lo stesso numero di visitatori che si è prodotto durante l’intero 2013 ( che per la precisione furono 1202). Risultato dovuto al rafforzamento della campagna promozionale del sito internet e della pagina di facebook, nonché delle iniziative promosse, ma soprattutto un risultato ben diverso dai numeri forniti – non so come e non so da chi – alla stampa. Quelli forniti da noi sono quelli derivanti dai biglietti emessi ufficialmente e accuratamente contabilizzati e facilmente verificabili.

E veniamo al non completamento del Museo, unica verità che traspare dalle dichiarazioni succitate.
In primo luogo se il museo è stato realizzato nella sua dimensione attuale e inaugurato nell’ottobre del 2011, dopo 10 anni di tentativi inconcludenti, questo si deve all’azione decisa dell’associazione e del direttore, alla caparbietà dell’allora amministrazione boschese e alla disponibilità della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Piemonte.
Dopo di che, non è stato possibile completare l’allestimento del museo utilizzando le “molte opere restaurate” oggi custodite in un magazzino, non per incapacità dei gestori del museo o per inezia del direttore ma per l’assenza di un atto specifico (convenzione) tra la proprietà delle opere (FEC – Ministero dell’interno) ed il Comune di Bosco.
Di contro, proprio per la risoluzione del problema, l’associazione si è attivata alacremente in sintonia con la prefettura di Alessandria, ottenendo dopo un percorso elaborato e complesso, un risultato strepitoso, ovvero una nuova convenzione non onerosa che pare sia arrivata da qualche tempo sul tavolo del nuovo sindaco. Alla faccia delle inadempienze! E’ quantomeno singolare che veniamo informati di una fantomatica sostituzione del direttore per il tramite di un articolo giornalistico, mentre nessuno si è premurato di avvertire lo stesso, nel pieno delle sue funzioni e responsabilità, che da Roma era pervenuta la nuova convenzione che a tutta evidenza, oltre a porre in essere il tanto auspicato corso di completamento del museo, si presenta come un risultato straordinario dovuto a mesi e mesi di lavoro, di programmazione e di impegni di carattere pluriennale a cui la stessa convenzione fa riferimento e che, allo stesso tempo, viene smentita dall’applicazione – non comunicata – della clausola risolutiva.
Così come è altrettanto singolare che le carenze così diligentemente imputate alla associazione Poma dal Comune di Bosco nell’articolo predetto suonino in netta contraddizione con quanto lo stesso Comune enunciava nella premessa dell’atto di convenzione con la quale nel Febbraio si ravvisava la necessità di prolungare il nostro operato per altri cinque anni.

In questi anni l’associazione Poma non è stata certo inerte ad attendere la manna dal cielo ma si è altresì prodigata, a proprie spese, per reperire le necessarie risorse attraverso una progettazione dedicata finalizzata a continuare l’opera di allestimento del museo sul piano didattico con la produzione di tabelloni esplicativi, video – documentari e la realizzazione di un’adeguata strumentazione ad hoc. Allo stesso tempo, l’associazione Poma si è prodigata, sempre nell’attesa ed in funzione di ottenere le autorizzazioni di cui sopra, di realizzare una sezione di arte contemporanea con una mostra permanente dedicata alla pittrice del Monferrato Matilde Izzia, elemento quest’ultimo che, seppur profondamente “frainteso” nell’ambito della comunità locale, si è rivelato strategico al fine di dimostrare, anche al Fec, come la realtà boschese fosse in grado di attivarsi per un ampliamento del fronte delle opportunità e dell’offerta per i visitatori e per la valorizzazione del complesso.

Ma gli impegni sono andati oltre. La stessa associazione è stata, tra l’altro, ideatrice e proponente del progetto per un “centro internazionale per la sicurezza del patrimonio culturale mobile in situazioni di emergenza”, situazione portata avanti attraverso una progettualità composita che ha visto interpreti, insieme all’associazione, la Società consortile Langhe Monferrato e Roero, SITI di Torino ed il Comune di Bosco Marengo ( ne è testimone il sito internet del progetto SeSaMoH) che ha visto alcuni membri della associazione, direttore compreso, adoperarsi a proprie spese in missioni e viaggi per allacciare rapporti nazionali e internazionali, inclusi incontri con le autorità in campo culturale del governo della Repubblica delle Filippine. Detto di sfuggita, tale progetto ha fruttato al Comune di Bosco Marengo l’assegnazione di circa un Milione di euro da parte della Regione attraverso fondi europei.

La stessa associazione si è adoperata per attivare un processo di internazionalizzazione del complesso monumentale di Bosco attraverso la progettualità europea (progetto Thetris) attraverso la collaborazione con la società consortile Langhe Moferrato e Roero. “THETRIS” mira a creare e promuovere una rete transnazionale di beni religiosi attraverso l’uso delle tecnologie e la messa in rete delle buone pratiche sviluppate nelle regioni dell’Europa Centrale. Il capofila del progetto è un Consorzio di Comuni dell’Ungheria; per l’Italia i partner sono la Provincia di Torino, la Provincia di Padova e l’agenzia di Sviluppo LAMORO ( Langhe Monferrato e Roero) che ha coinvolto le realtà territoriali di Bosco Marengo, Sezzadio e Cassine. Gli altri partner provengono dall’Austria, dalla Slovenia, dalla Slovacchia, dalla Repubblica Ceca, dalla Germania e dalla Polonia.
L’obiettivo è pertanto duplice. Promozione e diffusione di buone prassi a livello europeo e organizzazione e razionalizzazione delle attività di promozione e individuazione di sinergie tra le componenti locali con la creazione di un soggetto gestionale di coordinamento.
Il lavoro sul territorio alessandrino ha già peraltro prodotto una prima bozza di sito internet dedicato che viene implementato e circostanziato sulla base delle istanze che maturano dagli incontri dei partner locali. ( www.lerivalazionidelsacro.com) .

Naturalmente tutte queste affermazioni, a differenza di altre generiche e tendenziose che abbiamo letto in questi giorni, sono supportate da documentazione specifica e denotano un impegno non solo di energie ma anche economico che ci siamo supportati a nostro rischio.

Ci siamo mossi per convinzione oltre che per convenzione, nel rispetto di quel grande progetto che era già nella mente del fondatore del complesso. Se questo nostro attivismo, mosso dal grande rispetto per un luogo così importante, non è stato gradito oppure ha infastidito qualcuno ci dispiace. Abbiamo chiesto un colloquio con il nuovo Sindaco ma lo attendiamo ancora adesso. Tutto è discutibile e migliorabile, naturalmente, ma nell’ambito della decenza istituzionale. Non è con un atteggiamento simile che si possono costruire situazioni e rapporti stabili e duraturi e soprattutto funzionali ad una dignitosa valorizzazione di un patrimonio artistico e culturale straordinario come quello di Bosco. In questo senso, nostro malgrado, ci riserviamo di verificare anche in sede legale quanto tale comportamento, che ha optato per rendere pubblica una visione quantomeno distorta della realtà, possa essere lesivo nei confronti della dignità di coloro che hanno sempre dato senza chiedere nulla.

 

Antonio Terrei
Responsabile del Museo per l’associazione di protezione civile per i Beni culturali Antonino Poma

Gianfranco Cuttica di Revigliasco
Direttore del Museo

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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