Cia Agricoltori italiani, rappresentata dal presidente regionale del Piemonte, Gabriele Carenini, e dal direttore provinciale delle Alpi, Luigi Andreis, ha partecipato giovedì 5 giugno, unica Organizzazione del mondo agricolo, alla seduta delle Commissioni regionale Agricoltura e Ambiente per discutere della legge nazionale, entrata in vigore lo scorso mercoledì, che vieta lavorazione, distribuzione e vendita di infiorescenze della canapa coltivata e dei suoi derivati.
Nel solo Piemonte, le coltivazioni di canapa in pieno campo occupano oltre 70 ettari, dato però sotto-stimato perché non comprende le coltivazioni in serra e indoor.

LE PAROLE – Così il presidente Carenini: «Il provvedimento getta nell’incertezza un intero comparto agricolo, come se la canapa fosse sinonimo di droga. Il comparto conta a livello nazionale oltre 23.000 occupati e ha un impatto economico di 1 miliardi di euro l’anno, fra diretto e indiretto. Un settore ad alto valore aggiunto e dall’enorme potenziale produttivo, tra cosmesi, erboristeria, florovivaismo, bioedilizia, tutti impieghi ampiamente riconosciuti dalla legislazione europea».

L’ESEMPIO – CIA Piemonte ha prodotto in Commissione la testimonianza dell’imprenditore alessandrino Matteo Castelli, che coltiva 5 ettari di canapa, dando lavoro a 25 dipendenti. Ora deve scegliere, fra cessare l’attività, licenziando e mandando all’aria gli investimenti, oppure sfidare la legge, non chiara perché non distingue tra ciò che si può e non si può fare. L’indeterminatezza della normativa italiana fa sì che anche la filiera della bioedilizia si rivolga all’estero per importare la canapa da fibra.
