La Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Torino ha vissuto ieri notte un’altra drammatica esperienza che evidenzia lo stress operativo e il peso psicologico del lavoro dei Baschi Azzurri. Lo denuncia il SAPPE per voce di Vicente Santilli, segretario SAPPE per il Piemonte: “All’1.15 un agente addetto alla vigilanza del Padiglione C, durante il giro di controllo, ha notato un’anomalia nel blindo di una cella. Grazie all’istinto investigativo, pur trovando lo spioncino bloccato, ha aperto parzialmente la cella scorgendo un detenuto, un uomo di quasi 50 anni con diverse detenzioni alle spalle, appeso alla finestra con un cappio di stoffa attorno al collo. È scattato un immediato intervento di soccorso, in attesa del 118. Nonostante la velocità dell’intervento, però, l’uomo è morto alle 2:30”.
Per Santilli “il dramma riporta alla luce importanti interrogativi riguardo al sistema di assistenza psicologica e sanitaria negli Istituti. Non è responsabilità del Corpo sopperire alle persistenti e gravi carenze della Sanità Penitenziaria, né lo Stato può pensare che i Baschi Azzurri siano sempre in grado di compensare le lacune quotidiane del sistema. È fondamentale attuare interventi rapidi e concreti per la prevenzione e il benessere psicofisico dei detenuti, alleggerendo il carico sulle spalle degli Agenti della Penitenziaria”.

Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, sostiene che l’Italia dispone di normative avanzate per prevenire tali eventi e, solo grazie all’impegno dei poliziotti penitenziari, veri eroi silenziosi, il numero delle tragedie resta limitato: “È evidente la necessità di intervenire tempestivamente per affrontare le criticità del sistema penitenziario. Il suicidio rimane una delle principali cause di morte nelle carceri e, sebbene l’Italia abbia leggi avanzate per prevenirlo. Ma restano ancora casi di detenuti che si tolgono la vita in cella”.
