Amber Heard e Johnny Depp: giustizia o spettacolo?

Nell’ultimo mese l’attenzione di tutto il mondo è stata catturata dal processo tra Johnny Depp e Amber Heard. Il contenzioso ha avuto inizio l’11 aprile 2022 a Fairfax in Virginia e, proprio ieri sera si è avuto il verdetto: Johnny Depp ha infatti vinto la sua causa contro la ex moglie che lo avrebbe, appunto, diffamato.

La peculiarità è che sin dal principio il processo è stato trasmesso in diretta televisiva: addirittura, in Italia è stato realizzato un vero e proprio documentario (veicolato sulle reti Nove e Discovery+) che racconta, riporta e riassume gli avvenimenti più rilevanti avvenuti in tribunale.

Senza volerci soffermare sui motivi che hanno portato al processo, vorrei porre l’accento su un aspetto ben diverso: infatti, la questione così intima e personale dei due ex coniugi è diventata un caso mediatico senza precedenti tra racconti di dita mozzate, bottiglie spaccate in testa e tanto altro. E mi sento di poter dire che, anche dopo il tanto atteso e da poco arrivato verdetto, non sarà possibile archiviare così facilmente lo “spettacolo” (appunto spesso sgradevole e di discutibile gusto) messo in scena in tribunale con gravi ripercussioni soprattutto sulla loro carriera. Milioni di persone si sono schierate, dichiarazione dopo dichiarazione, dettaglio dopo dettaglio, pronunciandosi e dicendo la loro come parte integrante del processo e, molto spesso, non risparmiandosi crudeli giudizi: “Amber è bugiarda e manipolatrice, è lei la vera attrice”, “Johnny Depp è un violento” o, ancora “Johnny Depp non è un santo ma non uno che commetterebbe abusi”. Tutti si sono arrogati il diritto di pronunciarsi in merito alla questione formulando giudizi e conclusioni sula base dei dati raccolti e condivisi.

Uno degli aspetti più significativi di tutto il processo è la posizione, il ruolo di Amber Heard: l’attrice, iniziato il processo come vittima, ne è uscita quale carnefice. Il mondo del web l’ha derisa, si è mosso per screditarla e condannarla “proteggendo”, invece, Johnny Depp. Indipendentemente dalla veridicità o meno delle conclusioni tratte, è emblematico come si stia con facilità tacendo dinnanzi alle numerose minacce di morte ricevute da Amber da parte dei fan di Johny, così come è emblematico constatare che per il pubblico, per la massa, la “cattiva” è quasi sempre stata solo ed esclusivamente lei: lo spettatore medio non le ha concesso infatti il beneficio del dubbio neanche per un istante, lei è sempre stata la manipolatrice, la bugiarda che vuole vendetta e rivincita, lei è la cattiva che non vuole fare altro che rovinarlo. E se è vero che ognuno può farsi una propria idea, è anche vero che c’è da chiedersi come si sia potuto ridere davanti a delle minacce di morte o a dei racconti, in ogni caso, di violenza. Questo processo mediatico è forse una ennesima e forte prova di come sia difficile denunciare ed essere VERAMENTE credute: poco interessa infatti degli episodi raccapriccianti riportati da Amber, lei non è credibile, non lo è mai stata ed anzi sin dall’inizio ha rivestito il “ruolo”, per chi ha seguito. di ex moglie vendicativa; Depp invece è una star, certamente non un santo ma “una brava persona a cui tutto è concesso e perdonato.

E infatti i social avevano già deciso e predetto chi sarebbe stato il vincitore  di questa causa e anche i numeri hanno sempre parlato chiaro dato che l’hashtag #justiceforjohnnydepp ha superato i 10 miliardi di interazioni mentre l’hashtag #justiceforamberheard ne raggiungeva appena 39 milioni. E sorge spontaneo chiedersi: può un processo del genere, divenuto un caso mediatico di questa portata, non essere neanche minimanente scalfito e/o influenzato dalla opinione popolare, giustizia a parte? Davvero è possibile non tenere conto della spettacolarizzazione del processo, delle idee della massa?

Chiaro che non dovrebbe essere così, ma il dubbio che certi numeri e dichiarazioni siano stati presi in considerazione, anche passivamente, secondo me esiste. E di giustizia, in questo, c’è ben poco. E voi cosa ne pensate?

Ludovica Italiano

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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