Il trapianto di microbiota fecale (FMT) può migliorare in modo significativo la qualità di vita dei pazienti, affetti da infezione da Clostridioides difficile. È quanto emerge da uno studio osservazionale prospettico condotto dal Centro Studi Ricerca delle Professioni Sanitarie (CeRProS) del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (DAIRI) diretto da Antonio Maconi.
Quella da Clostridioides difficile è tra le principali infezioni correlate all’assistenza sanitaria e colpisce soprattutto le persone anziane, con episodi ricorrenti di diarrea e colite. Il trapianto di microbiota fecale rappresenta un approccio terapeutico innovativo, in grado di ristabilire l’equilibrio intestinale e di ridurre le recidive.

L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare la qualità di vita correlata alla salute (HrQoL) e i livelli di ansia nei pazienti trattati con FMT. I primi dati, raccolti su un campione di 6 pazienti (2 uomini e 4 donne) con età media di 71 anni, mostrano un miglioramento evidente del benessere psicofisico e della percezione soggettiva della qualità di vita.
In particolare, il punteggio medio dell’ansia generalizzata è diminuito da 11,1 a 7,5, mentre quello relativo alla qualità di vita correlata alla salute è salito da 39,1 a 62,5.
I risultati di questo progetto di ricerca, coordinato dal CeRProS diretto dalla dott.ssa Tatiana Bolgeo, indicano che il trapianto di microbiota fecale contribuisce non solo alla guarigione clinica, ma porta un impatto positivo sulla qualità della vita e sulla salute mentale dei pazienti.
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