Tunisia: colpo di stato o atto presidenziale?

Una settimana turbolenta questa per la Tunisia che vede il lungo stallo politico del paese, fra presidente della Repubblica ed esecutivo, culminare in un colpo di forza del primo sul secondo. La scorsa domenica, infatti, il presidente tunisino Kais Saied ha deciso di procedere per la rimozione del governo, di bloccare i lavori del Parlamento e assumere su di sé poteri ed incarichi straordinari. Centinaia di tunisini hanno salutato la notizia con festeggiamenti e giubilo. Le stesse persone che, nei giorni precedenti, hanno solcato le strade della capitale in segno di protesta contro quella stessa corrotta classe politica, ora ai loro occhi spodestata dalla presa di posizione presidenziale. Colpo di stato o presa di posizione del presidente che ha risposto alle richieste del popolo tunisino? Fra queste due posizioni agli antipodi oscilla l’opinione pubblica tunisina sugli eventi politici susseguitesi in questi giorni. Nel frattempo, alcune decisioni del presidente sembrano di certo imboccare una strada autoritaria. L’imposizione del coprifuoco, dalle 18 alle 7 del mattino, l’occupazione militare dei palazzi governativi nonché il tentativo di silenziare le potenziali voci critiche del paese, come il raid nella sede locale della tv panaraba Al-Jazeera, non sembrano porsi in linea con gli ideali più democratici del paese. Lunedì mattina si sono verificati degli scontri fra le due anime del paese, quella vicina all’ala parlamentare, invocata dall’accorato appello di Rachel Ghannouchi, leader del partito di maggioranza Ennahda, e quella invece favorevole alla svolta presidenziale.

Gli assestamenti della democrazia tunisina

Dalla serie di rivolte che hanno scosso i paesi nordafricani e medio orientali, note come primavera arabe, la Tunisia è l’unica nazione ad essere emersa con un assetto democratico relativamente forte. Tuttavia, la pratica clientelare e la corruzione, in uso presso la vecchia classe politica, è stata ereditata dalla nuova, nonostante le grandi conquiste civili dovute alla nuova Costituzione del Paese entrata in vigore nel 2014. Kais Saied, avvocato costituzionalista e uno dei padri costituendi, ha più volte espresso i suoi dubbi sull’assetto democratico attuale del paese, invitando a più riprese il parlamento a varare una riforma costituzionale, a suo avviso, necessaria per il benessere della nazione. Il capo di Stato, limitato nelle sue funzioni di rappresentanza, dovrebbe, secondo Saied, ricoprire un maggiore ruolo politico nella vita civile tunisina, sottraendo alcune prerogative dell’esecutivo e del parlamento, istituzioni percepite come troppo litigiose e negligenti nei confronti delle necessità del popolo. La debolezza economica e la cattiva gestione della pandemia hanno contribuito ad inasprire gli animi verso una classe politica deludente. Per questo motivo, dopo le manifestazioni di piazza del 25 luglio, il presidente Kais Saied ha deciso di passare all’azione: «Molte persone sono state ingannate dall’ipocrisia, dal tradimento e dalla rapina dei diritti del popolo» ha dichiarato il capo di Stato, per questo motivo: «Ho assunto una responsabilità, sto assumendo una responsabilità storica. Quelli che dicono che questa vicenda è legata a un colpo di Stato, devono rivedere le loro lezioni sulla Costituzione» rigettando le accuse di golpe rivoltegli dall’Ennahda.

La comunità internazionale

La risposta della comunità internazionale non si è fatta attendere. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha sollecitato il presidente tunisino a rispettare «i principi democratici e i diritti umani», mentre l’Unione Europea, ha fatto sapere che «sta seguendo gli sviluppi in Tunisia con la massima attenzione» e il capo della diplomazia di Bruxelles, Josep Borrell, ha chiesto espressamente a Saied «il ripristino dell’attività parlamentare, il rispetto dei diritti fondamentali e l’astensione da qualsiasi forma di violenza». Anche la Lega Araba si espressa a favore di un rapido ritorno «alla stabilità e alla calma», mentre l’Italia si dice preoccupata «per la situazione e per le sue potenziali implicazioni».

Daniele De Camillis

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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