Mentre in Ucraina continuano i bombardamenti, strappando con brutale disincanto il velo di voci di possibili negoziati, c’è chi non demorde nella speranza e lavora attivamente per la pace nel mondo. I conflitti proseguono in tutto il mondo (dall’Ucraina alle crescenti tensioni taiwanesi), violenze vengono perpetuate nel nome di un sedicente fondamentalismo religioso o politico (dall’ Afghanistan alla Nigeria, passando per l’Etiopia) e poche sono le voci in campo che si oppongono a tutto questo. Fra queste, a Nur-Sultan, capitale dell’Kazakstan, spicca per importanza la riunione avvenuta, fra il 14 e il 15 settembre fra i principali leader religiosi mondiali chiamati a discutere dei principali conflitti mondiali e a lavorare insieme per la pace nel mondo per trovare insieme una strada da percorrere.

La settima edizione per il summit dei leader religiosi

Un congresso dei leader religiosi che quest’anno ha raggiunto la sua settima edizione, ospitando 108 delegazioni – di gran lunga più numeroso rispetto alle 17 della prima riunione – provenienti da oltre 50 paesi diversi. «Negli ultimi anni, molteplici crisi tra conflitti, pandemie e disastri naturali. Le religioni dovranno essere una pietra miliare per le società, per aiutare a superare i momenti difficili e favorire lo sviluppo spirituale e sociale» ha affermato orgoglioso Didar Temenov, direttore del dipartimento di Cooperazione Multilaterale del ministero degli Affari Esteri kazako.

La conferenza nacque 19 anni fa, nel 2003, per volere del presidente kazako Nursultan Nazarbeyev, come risposta pacifica al fondamentalismo religioso messo tragicamente in mostra con gli eventi del 2001. Ispirato dall’incontro di Assisi organizzato nel gennaio del 2002, convocato dall’allora pontefice Giovanni Paolo II, la convocazione dei principali leader religiosi da tutto il mondo aveva la necessità di mostrare una alternativa alle tensioni e agli estremismi allora, come ora, in voga. L’impegno per la pace, la lotta contro il terrorismo e l’impegno per il dialogo sono da allora le linee guida di questi raduni, occasione per il Kazakistan di presentare al mondo il valore della propria leadership.

Comprensione e dialogo. I simboli del congresso.

«L’occasione – commenta Temenov in un’intervista – è quella di creare un’opportunità per i leader religiosi di lavorare insieme per evitare che la religione venga usata per dividere persone, comunità e nazioni».

La sfida dell’armonia interconfessionale, soprattutto nelle odierne società interetniche e multiculturali, non può essere sottovalutata. Data l’importanza nella vita di miliardi di persone, le religioni – potenti paradigmi di senso e costruttori sociali – sono chiamate, pertanto, a lavorare diligentemente alla costruzione di una nuova convivenza pacifica per la prosperità dell’umanità intera, tracciando le linee guida di un nuovo percorso da percorrere che possa sanare le divergenze e far prosperare nel mutuo rispetto le varie comunità. A tal fine i leader religiosi sono stati pertanto interpellati a lavorare attivamente per lo sviluppo del dialogo interreligioso e, data la loro autorità, ad intervenire con la loro influenza per la pacificazione dei conflitti odierni. «È molto importante – ha affermato Temenov – che i leader religiosi diano il loro grande contributo alla promozione del dialogo tra le religioni e le nazioni».  Al summit hanno partecipato Papa Francesco, l’imam di Al Azhar, Ahmed Al Tayyeb, il metropolita Antonij di Volokolamsk -a capo del dipartimento delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca – il patriarca Teofilo III di Gerusalemme, il rabbino capo aschenazita di Israele David Lau e quello sefardita, Yitzhak Yosef.

Dopo questi ultimi difficili anni pieni di conflitti, di pandemie, di disastri naturali e di crisi economiche e politiche «le religioni – spiega Temenov – dovranno essere una pietra miliare per le società, per aiutare a superare i momenti difficili». Per questo motivo, secondo le stime degli organizzatori e degli aderenti al congresso lo sviluppo spirituale non può essere separato da quello sociale, in modo tale che, solo insieme, le sfide dell’attualità possano essere superate con successo. Voci importanti, dunque, si sono alzate nel tentativo di tendere una mano ad un’umanità in crisi, posta in uno stato confusionale dalle travolgenti urla di chi, agognando il potere, l’ha trascinata a combattere chi è stato identificato come nemico, straniero e diverso, impedendo di riconoscere nell’altro il volto del fratello.

Daniele De Camillis

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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