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Ospedale di Alessandria secondo centro italiano nello studio pubblicato su Eurointervention

La competenza dei professionisti del “percorso cuore” abbinata all’alta tecnologia può curare con successo e minore impatto per il paziente complesse patologie postchirurgiche cardiache. A dimostrarlo è lo studio condotto dagli specialisti della Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria , diretta dal Dr. Gianfranco Pistis, sulla valutazione della sicurezza e dell’efficacia di un nuovo device per la cura dei distacchi protesici senza l’intervento cardiochirurgico a cuore aperto.

Il distacco protesico, se non si interviene opportunamente, può causare scompenso cardiaco, emolisi – ovvero la rottura meccanica dei globuli rossi con conseguente anemizzazione -, astenia profonda e addirittura condurre al decesso. L’operazione a cuore aperto, però, non sempre è realizzabile a causa dell’elevato rischio legato al reintervento sul paziente, che già era entrato in sala operatoria per impiantare la protesi all’aorta o alla mitrale, e più in generale alle sue condizioni cliniche.

Lo studio, pubblicato sul giornale europeo di interventistica cardiovascolare “Eurointervention”, ha visto la Cardiologia, la Cardiochirurgia e la Cardioanestesia dell’Ospedale di Alessandria come secondo centro italiano per numerosità, complessità e rilevanza clinica delle procedure: “Si tratta di un registro retrospettivo – spiega Anna Maria Costante, Dirigente Medico di Cardiologia AO AL esperta di imaging cardiaco – che ha arruolato 136 pazienti con distacchi protesici in 21 centri internazionali, di cui 9 in Paesi Europei, ottenendo dal 2014 al 2018 un follow-up medio di circa 6 mesi e impiantando 179 dispositivi in 136 pazienti consecutivi. Per arrivare alla protesi si è proceduto attraverso l’arteria femorale per i distacchi protesici aortici e attraverso la puntura dell’apice cardiaco per i distacchi protesici mitralici”.

I risultati ottenuti con successi procedurali sfiorano il 90% con un follow-up medio di sopravvivenza, in assenza di sintomi e risoluzione del distacco, nell’86% dei casi. Lo studio porta quindi ad affermare che la tecnologia di ultima generazione, qui rappresentata dall’ecocardiografico-transesofageo 3D-TAC e dall’angiografia interventistica, costituisce un supporto fondamentale per l’Heart Team, formato da cardiologi, emodinamisti, cardiochirurghi, cardioanestesisti e personale paramedico dedicato, nel costante miglioramento delle cure offerte al paziente in termini sia di risultati sia di minor invasività.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"