Venerdì 13 maggio, quinto appuntamento di “E a un certo punto il rosso cambiò colore” alla Fondazione Luigi Longo con lo storico Fulvio Cervini e il trio EMP – Ensemble di Musiche Possibili.

 

Venerdì 13 maggio – ore 21, ingresso libero – alla Fondazione Luigi Longo (via Baudolino Giraudi 421- Castellazzo Bormida) si terrà il quinto appuntamento, della rassegna “E a un certo punto il rosso cambiò colore”. La serata intitolata “La scultura fissa i momenti danzati” vedrà protagonisti Fulvio Cervini in “Una questione non proprio privata, anzi monumentale – Occuparsi di immagini pubbliche aiuta a restare umani” e il trio EMP – Ensemble di Musiche Possibili con Marcello Crocco al flauto traverso, Andrea Cavalieri al contrabbasso, Fabio Martino alla fisarmonica in “La musica, come l’acqua, non conosce confini”. Nella prima parte della serata, lo storico Fulvio Cervini, terrà una breve conferenza dal titolo: Una questione non proprio privata. Anzi, monumentale. Negli ultimi due anni abbiamo assistito a forme di protesta contro il razzismo e in difesa dei diritti umani che hanno comportato attacchi a monumenti pubblici ritenuti espressione di ideologie colonialiste e razziste. Chi li ha aggrediti non ce l’aveva tanto con il loro linguaggio artistico, ma con i personaggi celebrati, si trattasse di schiavisti del XVIII secolo o generali sudisti. Non è un fenomeno solo americano o inglese, come dimostrano certe vandalizzazioni anche alle nostre latitudini (a cominciare dalla statua di Indro Montanelli a Milano).  L’Italia continua a produrre monumenti, ma quasi mai riflettendo adeguatamente su quel che si fa e perché. Non c’è immagine che non esprima una certa visione del mondo. Ma quanto ci riconosciamo in quel che sta nelle nostre piazze, e non solo sul fronte politico? L’Italia unita e il fascismo poi hanno saturato il Paese di statue e architetture come mai s’era visto prima. Al netto delle distruzioni, c’è ancora molto fascismo nelle nostre strade e nelle nostre piazze. Ce ne accorgiamo? Lo sappiamo riconoscere? Perché non ci accaniamo su forme e simboli fascisti come gli americani hanno iniziato a fare con quelli confederati? Ma siamo proprio sicuri che far sparire una statua del generale Lee ci faccia capire meglio la guerra di secessione? E imbrattare Montanelli basta a fare i conti con il razzismo coloniale del fascismo? Senza una certa pratica della storia è quanto meno arduo riconoscere tutto ciò e attribuirgli un senso, e farne oggetto di un discorso civile e democratico. Si è insomma manifestata, in tutta la sua importanza, quella che potremmo definire la questione monumentale. Come ogni forma di oppressione e negazione dei diritti, razzismo e colonialismo hanno un bisogno fisiologico di immagini e monumenti per corroborare il consenso. Ma altrettanto bene documenti e immagini possono contribuire a decostruire e delegittimare il razzismo e costruire una civiltà democratica. Dipende dall’uso che se ne fa. Non c’è patrimonio senza una coscienza della storia e della sua dimensione pubblica e civile. Occuparsi di immagini pubbliche, insomma, aiuta a restare umani. E a resistere ai venti di guerra. Fulvio Cervini, insegna storia dell’arte medievale e tutela dei beni culturali all’Università di Firenze. Dal1999 al 2005 è stato storico dell’arte direttore nella Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte, dove si è occupato fra l’altro di tutela territoriale delle Province di Alessandria e di Verbania, e ha diretto l’Armeria Reale in Torino (2001-2005). Ha presieduto la Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte nel triennio 2018-2021. Attualmente è senatore dell’Università di Firenze e siede nel Consiglio di Amministrazione delle Gallerie degli Uffizi. Ha curato recentemente le mostre Milleduecento (Matelica, 2018) e Alessandria scolpita (Alessandria, 2018-19). Nella seconda parte della serata, torneranno, con il loro coinvolgente e coloratissimo concerto “La musica, come l’acqua, non conosce confini”, i tre ottimi musicisti piemontesi – Andrea Cavalieri e Fabio Martino, acquesi, e l’ovadese Marcello Crocco -, riuniti in sotto il nome “Ensemble di Musiche Possibili”. L’EMP, formatasi nel 2000, è una formazione musicale davvero originale (basti pensare che non esistono partiture per questo tipo di gruppi strumentali), punto d’incontro tra “musica da camera” e “musiche di strada”, capace di generare un suono omogeneo ed accattivante, grazie all’insolito accostamento timbrico di strumenti quali il flauto traverso, la fisarmonica e il contrabbasso.

Il concerto viene presentato in formazione acustica, immaginando versioni alternative di brani originali trasportate in un altrove da un differente arrangiamento. Le musiche possibili sono tratte da un vasto repertorio, senza limiti di tempo e genere, che spazia dalla musica tradizionale irlandese di “Danny Boy”, pescando a piene mani nella tradizione francese con due diversi tambourin firmati rispettivamente da A. Hasse e F. J. Gossec. Si sfiora il pop anni ’80 dei Duran Duran di “Save a Prayer” per continuare con i romantici tanghi di Astor Piazzola “Bando”, “Oblivion” e “Libertango”, fino alle indimenticabili melodie di Nicola Piovani di “La vita è bella”. E non è tutto, perché i tre musicisti ci offrono anche una travolgente interpretazione de “Il treno delle 7.40”, brano della tradizione yiddish ed un caldo e raffinato “English tea” di Paul McCartney.  Il concerto vede accostare alle sonate per flauto e basso continuo di J.S. Bach ed una trascinante versione di “The Unforgiven” dei Metallica, e alcuni brani originali. Il concerto dell’Ensemble di Musiche Possibili è un voluto contrasto tra forma e contenuto, uno spettacolo composto da brani provenienti da differenti universi musicali, arrangiati in chiave puramente acustica. Le musiche possibili mantengono il proprio spirito originale accompagnando l’ascoltatore attraverso il fascino delle vibrazioni sonore naturali. Il concerto è costruito in maniera minimale, ricco di piacevoli contrasti e semplice poesia. L’energia e la grande capacità comunicativa dei tre musicisti sapranno coinvolgere il pubblico più disparato, attraverso un viaggio sonoro di grande impatto emotivo. Ci attende, dunque, una serata assolutamente speciale! Ci fa piacere ricordare che collaborano a questa manifestazione culturale, con il patrocinio del Comune di Castellazzo Bormida, l’associazione Gioco del Mondo, l’Associazione Memoria della Benedicta, Radio Gold e la Ristorazione Sociale “Ristò” – che durante gli eventi offrirà anche un servizio bevande -.  E che anche quest’anno la direzione artistica della rassegna è stata affidata a Paolo E. Archetti Maestri ed Eugenio Merico. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, gradita la prenotazione ai numeri: 338.3285336 345.7395242 393.9094004 oppure scrivendo a [email protected] (si ricorda che è possibile contribuire alle attività della Fondazione www.fondazioneluigilongo.it).  Gli eventi si terranno al coperto, nelle sale espositive della Fondazione Longo.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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