Teatro Alessandrino con la platea quasi piena, circa 330 persone, molte di più di quante potesse ospitarne il Kristalli, dove si era fatto finora. Aspiranti attori gasati come mai prima, protagonisti di un saggio-spettacolo che si può definire il migliore rispetto agli 8 precedenti del corso di recitazione di Massimo Bagliani.

Una serata divertente, scorrevole, quasi senza errori, cosa non da poco se si pensa che si tratta di ‘dilettanti’. Non allo sbaraglio, però. No. Bravi invece a mettere in scena tutto quanto hanno imparato nei 7 mesi di corso, scaricando sul legno del palco del principale teatro cittadino il proprio entusiasmo, la propria voglia di emergere, il proprio coraggio, a volte le proprie frustrazioni. 

 

E il pubblico ha goduto, ha applaudito, ha partecipato, ha riso soprattutto. Uno spettacolo vero e proprio che è filato via liscio, quasi mai accompagnato dai gesti di compassione della gente in sala, tipici di questo genere di eventi. E grande merito va a Massimo Bagliani, che ha forgiato questi ‘aspiranti attori’ prova dopo prova, con un entusiasmo e un’energia insospettabili che lasciano trasparire il suo grande amore per il teatro. 

Tutto nasce da lì, in fondo. E dai concetti fondamentali ribaditi in apertura e in chiusura di spettacolo: ‘pubblico’, ‘spirito’, ‘passione’. Concetti ben digeriti dai corsisti e messi in pratica nelle loro esibizioni sul palco, accompagnati da Massimo Bagliani, filo conduttore dello spettacolo, oltre che docente, autore e regista, e dalla sua consorte Isabella Cazzola, così paziente e materna con tutti i ragazzi.

Sarebbe bello citarli tutti e 27, con nomi e ruoli, ma sarebbe troppo lunga. Meglio ricordare le cose che hanno fatto esplodere la sala, dal ‘Frolloccone’ al pastore armeno innamorato di una pecora, dal coniglio Harwey a Don Chisciotte, dalla pazzia di Amleto ai luoghi comuni di un funerale, accompagnati dall’autoironia sulla dipendenza dai telefonini fino allo strepitoso monologo dal ‘Giulio Cesare’ di Shakespeare.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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