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In attesa della proclamazione dei vincitori di Venezia 75, nelle varie categorie, possiamo godere, in sala, di due nuove uscite che spaziano dalla commedia musicale al dramma di denuncia sociale. Ol Parker, a distanza di dieci anni dal primo Mamma mia! per la regia di Phyllida Lloyd, accoglie l’eredità narrativa del celeberrimo musical, campione d’incassi nel 2008 e detentore del primato d’incassi assoluto nella storia del genere, approfondendo con Mamma mia! Ci risiamo la storia di Donna (Meryl Streep/Lily James) mediante la continua oscillazione tra presente e passato e la biforcazione del plot in due distinte linee temporali. Ad alcuni anni dalla misteriosa morte della madre, sull’isola greca di Kalokairi dove gestisce l’hotel di famiglia, Sophie (Amanda Seyfried) ripercorre l’esistenza di Amanda, le sue scelte sentimentali e di vita, il rapporto con i suoi amori e con lei. Ne nasceranno nuove prese di coscienza e svolte inattese. Animato, come il precedente, da un cast corale (tra i tanti, il sempiterno Pierce Brosnan e Colin Firth), come dal solito ritmo indiavolato e velocissimo di trame, sottotrame e delle conosciute canzoni degli Abba, Mamma mia! Ci risiamo è un sequel-prequel ricco d’inventiva, godibile, divertente eppure soffuso di tenerezza e malinconia, pensato per attrarre i cultori della pellicola originale, della musica dello storico gruppo svedese, perfino con un eccesso di entertainment chiassoso e caciarone. Una visione che, a tratti, resta amabilmente in superficie, ma forse è proprio questo il bello.

Revenge, opera prima della regista e sceneggiatrice francese Coralie Fargeat, rivisita a modo suo, con originalità e dinamicità inventiva, le regole classiche del rape movie, dando vita a un racconto sanguigno e muscolare, anche da un punto di vista prettamente estetico. Jen (superlativa la giovane attrice italo-americana Matilda Lutz, già vista in L’estate addosso di Gabriele Muccino e The Ring 3) ha una relazione con il ricco uomo d’affari Richard (Kevin Janssens), che segue ignara delle conseguenze in una lussuosa villa in mezzo al deserto, anche in vista dell’imminente battuta di caccia in programma con gli amici dell’uomo, Stan (Vincent Colombe) e Dimitri (Guillaume Bouchède). In assenza temporanea di Richard, Stan – attratto dalla sensualità dichiarata di Jen – le usa violenza, senza venire fermato da Dimitri. Al ritorno di Richard, la sua reazione nei confronti del racconto della ragazza sulla terribile esperienza non è quella che la vittima si aspettava…Revenge ricorda altre pellicole del genere, in cui viene attuato un manifesto ribaltamento dei ruoli tra vittima e carnefice (vedi, ad esempio, il ciclo tarantiniano di Kill Bill con Uma Thurman). Espressione dell’iperviolenza come manifesto estetico, racchiude in una confezionbe di lusso gli argomenti scottanti e dolorosi della violenza contro le donne, della reazione alla stessa, della possibilità e necessità di vendetta, del rapporto tra i sessi. Il corpo femminile, sottoposto a un’infinità di dolorose prove molto al di là della sua stessa capacità di sopportazione reale, assurge al rango di metafora cyber di una condizione non solo strettamente fisica, ma anche e soprattutto collettiva, sociale. I colori saturi, i movimenti di macchina audaci, l’azzardo di certe inquadrature, di certe scelte di regia, perfezionano l’atmosfera del film, claustrofica, fumettistica e assurda, come nel peggiore degli incubi veri.

Barbara Rossi