Giovani al cinema: evasione dall’iperconnessione

Alfred Hitchcock diceva “Il cinema è il “come”, non il “cosa”.

In un mondo iperconnesso ed ipertecnologico come il nostro avere nuove ed infinite storie a portata di mano non è impossibile ma soprattutto non costituisce una novità: basta infatti un cellulare ed una connessione internet e scegliere una qualsiasi piattaforma per accedere a cataloghi di film e serie tv con una estrema facilità e con una scelta potenzialmente infinita e che riesce a soddisfare gusti e preferenze di tutti, abbreviando inoltre tempi e luoghi della fruizione e adattandosi quindi alla frammentarietà e fugacità del tempo moderno.

Se da un lato questo è innegabile e costituisce sicuramente un enorme vantaggio è pur vero che nonostante ciò il cinema ha in sé, fortunatamente, una forte componente sociale giovanile.

Ma qual è la differenza tra il guardare un film al cinema e il guardarlo, magari, da soli in casa sul proprio computer?

Il cinema è sempre evasione, fuga dalla realtà; è permettersi di guardare il mondo con occhi diversi addentrandoci in storie capaci di raccontare anche parti di noi stessi in un modo sempre nuovo e con una intensità e semplicità a volte sconosciute. È un modo per immedesimarci nei panni di qualcun altro. Provare empatia per qualcuno che è completamente diverso da noi, per cultura, età o modo di pensare. Guardare un film vuol dire scegliere una forma di comunicazione immediata ma al tempo stesso mediata: mediata dal nostro modo di essere, dalla nostra sensibilità e dal nostro vissuto.

Specialmente dopo il periodo storico che ci siamo trovati ad affrontare negli ultimi anni queste storie sono state per noi sicuramente un “salvavita” perché ci è stato permesso viverle e attraversarle come se fossero le nostre in un momento in cui tutto si è improvvisamente fermato.

Per la prima volta in un mondo di cui abbiamo sperimentato sempre e solo l’iperconnessione sin dalla nostra nascita ci siamo trovati infatti costretti a scoprire la solitudine nella sua accezione più negativa. Per noi ripartire ha significato, appunto, ricominciare a vivere. Riappropriarci di noi e non solo del nostro tempo ma anche dei nostri preziosi spazi, anche di quelli che abbiamo sempre dato per scontati ma dei quali siamo stati per molto tempo privati. Così diventa ancor più fondamentale rispetto a quanto poteva esserlo già prima, se non indispensabile, cogliere ogni occasione ed opportunità relazionale ed affettiva perché vogliamo riscoprire emozioni che, per mesi, abbiamo dimenticato e lasciare da parte quella aridità che ci ha contraddistinti per troppo tempo. È evidente, infatti, che scegliere di recarsi al cinema organizzandosi con i propri amici significa, innanzitutto, premiare la socialità, il contatto e la condivisione di un momento felice. Scegliere la suggestività del vedere il film in sala con la possibilità di “vivere” la storia in maniera amplificata perché moltiplicata per tutte le persone presenti e privilegiando un tipo di concentrazione diversa: il cinema, infatti, non ammette distrazioni ed è forse uno dei pochi momenti in cui consapevolmente scegliamo di non passare il nostro tempo con gli occhi fissi sul nostro cellulare. Si sceglie, invece di immergersi in scenari nuovi lasciando spazio ad un silenzio che a volte, specialmente se con la giusta compagnia, vale più di mille parole.

Ludovica Italiano

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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