MILANO (ITALPRESS) – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sottolineando che siamo su un crinale come nel 1914, “si è limitato a descrivere ciò che sta accadendo… Ci sono azioni e decisioni di leader che ricordano i peggiori momenti dell’umanità. Un mondo che sta impazzendo. Al raid di Mosca bisogna reagire, dobbiamo essere pronti. Servono leggi e investimenti”. A dirlo in un’intervista al “Corriere della Sera” il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Che ha proseguito così: “I droni penetrati in Polonia sono un fatto nuovo e rilevante. Non c’era mai stata un’incursione armata di armi russe, in territorio europeo e/o occidentale/NATO. Una ventina di droni non sono paragonabili a un attacco come quelli che subisce ogni giorno l’Ucraina, ma non sono nemmeno una delle tante esercitazioni militari o un semplice errore. E’ stato un mix tra provocazione e test, su quale realistica potenza di penetrazione avessero queste armi e su come noi avremmo reagito. La risposta della Polonia e della NATO è stata efficace. Ora bisogna riflettere e capire come agire in futuro”.
Crosetto avverte: “Siamo già in guerra e lo siamo in un mondo che non si vede, ma dove si può, volendo, mettere in ginocchio una nazione. La disinformazione di Stato è ormai prassi anche in Russia, dove la gente pensa che i loro militari morti sul fronte ucraino siano poche migliaia, quando invece sono un milione. Noi sembriamo ignorare quanto la guerra ibrida sia pericolosa. Va avviata una riflessione seria. Lo farò presto, nel governo prima e poi con il Parlamento. Se non si reagisce, si soccombe. Si deve bloccare chi attacca, restituendo, se serve, l’attacco”. Dobbiamo lanciare una guerra ibrida anche noi? “Intanto dobbiamo bloccare tutti gli attacchi che si possono identificare. Servono cornici normative e legali che consentano, se un attacco viene intercettato e individuato, di colpire con le stesse modalità chi lo ha prodotto”.
Non tutti sono favorevoli ad un aumento delle spese militari. Crosetto spiega: “Non è una scelta facoltativa. Anche la Spagna, checché se ne dica, è impegnata ad arrivare al 3,5% del PIL per le spese NATO entro il 2035. Ma noi lo facciamo anche con una logica più ampia. Né io, né Giorgetti, né la premier siamo sprovveduti. La nostra linea è investire in maniera tale da avere ricadute sul PIL interno, usando la capacità produttiva italiana e utilizzando la tecnologia militare per far crescere anche le applicazioni civili”.
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