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L’Acqui Dry docg, cioè la versione non dolce del Brachetto d’Acqui docg, è una realtà sia dal punto di vista legislativo che enologico. Potrà essere vinificato sia in versione spumante sia nella tipologia “tappo raso”. Lo ha confermato Paolo Ricagno, presidente del Consorzio di Tutela del Brachetto d’Acqui docg: «Il Ministero – ha detto – ha pubblicato il via libera all’Acqui Dry e noi, come Consorzio, abbiamo già degustato i primi campioni di un prodotto che promette di essere una vera opportunità di rilancio per la filiera. Ora – ha commentato Ricagno – la denominazione Acqui docg può vantare due tipologie: quella naturalmente dolce e quella naturalmente secca».
«Abbiamo assaggiato vini eccellenti e dall’aromaticità unica che stupiranno i consumatori ravvivando l’antica tradizione del Brachetto Secco» fanno sapere dal Consorzio di Tutela.
«Ma il Brachetto d’Acqui docg nella tipologia dolce resta la nostra bandiera su cui puntiamo insieme alla novità dell’Acqui Dry docg – ha puntualizzato Paolo Ricagno -. In questo ultimo periodo – ha detto – il segno delle vendite è positivo ed è tornato l’interesse dei mercati verso il nostro vino. È, questa, una tendenza da cogliere e rafforzare. Sono certo – ha aggiunto il presidente del Consorzio di tutela del Brachetto – che l’Acqui Dry docg aiuterà in senso commerciale il classico Acqui dolce docg, rinverdendo le potenzialità di un’uva che è unica al mondo se coltivata sulle nostre colline, tra Astigiano e Acquese, patria dei vitigni aromatici». 

Giancarlo Perazzi