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Enrico Letta si avvia a via del Plebiscito con sottobraccio “Topolino”, è solo e camminando saltella felice. Arriva a palazzo e chiede di vedere Angelino Alfano, la segretaria rimane un po’ interdetta e gli risponde che è al telefono con suo zio ma che in cinque minuti sarà da lui.

Enrico, intanto, tamburella contento con le dita sulla scrivania e fischietta con aria soddisfatta. Angelino gli va incontro e con tono interrogativo, lo saluta dicendo: “A che devo questa visita?” ed Enrico risponde: “Caro Angelino devi sapere che prima di addormentarmi, la sera, io leggo Topolino e ieri notte mi sono addormentato mentre leggevo l’ultima avventura della Banda Bassotti”.

Angelino sorride e, abbassando la voce, gli dice di seguirlo, non vuole che lo sentano e, chiusa la porta dello studio alle sue spalle, dice: “Anch’io leggo Topolino, anzi ormai leggo soltanto Topolino”. Enrico, rasserenato da tale confessione, inizia a parlare come un fiume in piena: “Angelino, stanotte ho fatto un sogno, forse influenzato dalle pagine di Topolino; ho sognato che io e te eravamo vestiti come la Banda Bassotti e, invece di rubare, sai ormai il popolo non ne può più delle ruberie dei politici, andavamo alla Zecca di Stato e iniziavamo a stampare soldi, tanti, tanti soldi. Poi tu partivi per andare da Angela Merkel con una valigia piena di banconote e pagare il debito dell’Italia. Continuavamo a stampare soldi per tutti, per gli esodati, per i cassa integrati, per tutte le famiglie italiane, per i disoccupati, per i giovani senza lavoro, per i cinquantenni senza passato e senza futuro. Stampavamo 100mila euro per ogni italiano perché in fondo il danaro è carta, soltanto carta”.
Angelino, sgranando gli occhi, gli risponde: “Ma Enrico, così svalutiamo il danaro, se tutti sono ricchi poi noi che facciamo? Non hanno più bisogno di noi”. “Basta Angelino – aggiunge Enrico – con il gioco di potere, pensa che facendo così risolviamo tutti i problemi, basta con il pareggio di bilancio, basta con le piazze che gridano, saremo ricordati come i più grandi politici e benefattori della storia.”

“Enrico – ribatte Angelino – ma il corrispettivo delle riserve auree? Come facciamo a far corrispondere alle banconote, l’oro equivalente?” “Angelino caro – risponde illuminato Enrico – ho già pensato a tutto, con un bel decreto legge confischiamo tutte le gioiellerie d’Italia, requisiamo la materia prima e ne facciamo lingotti non da portare in Svizzera ma nelle patrie casseforti della Banca d’Italia, Saccomanni sarà d’accordo, ne sono certo”.

“Bene, allora siamo d’accordo – aggiungono in coro Enrico e Angelino – andiamo alla Zecca subito e cominciamo a stampare. A proposito, ricordiamoci di stamparne un bel po’ anche per noi, altrimenti che Banda Bassotti saremmo!”

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