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La riforma elettorale è stata fatta: tutti i parlamentari hanno votato unanimemente e hanno convenuto che é ora di cambiare. I candidati alle prossime politiche dovranno avere queste caratteristiche: non essere stati mai condannati né indagati, non aver mai ricoperto un ruolo di potere o politico, nessun consigliere comunale, provinciale, regionale o già parlamentare, non devono conoscere personalmente nessun banchiere né presidente o consigliere d’amministrazione di enti, partecipate, municipalizzate e authority.

I candidati per essere tali devono essersi distinti nella loro vita privata e aver dimostrato senso civico, solidarietà verso il prossimo e senso del sacrificio per il bene comune; devono aver letto almeno 100 libri, conoscere la buona educazione, amare la musica, il teatro e lo sport, aver visitato  i musei della loro città di origine e non essere mai ricorsi alla chirurgia estetica. Hanno almeno un amico extra comunitario, conoscono per nome un cane o un gatto, frequentano abitualmente un anziano, sanno quali sono i giochi preferiti da un bambino, sanno distinguere una quercia da un salice, hanno almeno una volta aiutato un malato e sanno quanto costa un litro di latte e mezzo chilo di pane.

Secondo le nuove norme sono arrivate le prime candidature valide e rispondenti ai dettami: un ricercatore di medicina dell’Università di Vattelapesca con uno stipendio di 800 euro al mese che ha rifiutato un incarico negli Stati Uniti per cooperare a migliorare la sua terra d’origine; il vigile del fuoco che nell’ultimo terremoto ha salvato, rischiando la propria, la vita a due bambini e alla loro madre rimasti sotto le macerie; un carabiniere che fuori servizio ha affrontato dei rapinatori che stavano tenendo sotto scacco tre donne in un piccolo supermercato della capitale; un tassista, padre di tre figli, di cui uno diversamente abile, che ha restituito al legittimo proprietario l’importo di 50mila euro dimenticati sul sedile posteriore del suo taxi. Dal Piemonte è arrivata una candidatura perfetta: la figlia venticinquenne di una vittima dell’amianto  rimasta orfana da piccola, laureata in scienze ambientali e ancora un extra comunitario padre di tre bambini che si “arrangia” con lavoretti giornalieri purché onesti.  Stavolta è la volta che torno a votare, ad esercitare un dovere e un diritto: il diritto morale di farmi rappresentare senza dover andare contro la mia coscienza e i miei principi; un dovere quando il sistema mi offre personalità che sono consone e rispondenti ai principi suddetti, perché c’è ancora qualcuno che ai principi ci crede e soprattutto li vive.

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