Che l’Italia debba affrancarsi dalle forniture estere è un dato di fatto, ma non solo dal punto di vista energetico. Anche le materie prime sono importanti, soprattutto per le tecnologie. Ecco che, allo scopo, bisognerebbe tornare alle miniere nostrane, attivando anche molti posti di lavoro. Sul suolo nazionale vengono sondate tutte le possibilità, ma in Piemonte è prematuro parlare di nuove aperture: si monitora il suolo e si verificano vecchie cave, per un possibile riutilizzo.

Lo stato attuale

In Piemonte ci sono 375 miniere dismesse (3.000 in Italia), 4° posto fra le regioni italiane. Si tratta di materie prime ‘strategiche’, destinate all’aerospazio, alla difesa, alla produzione di batterie elettriche e pannelli solari. La UE, in questo settore, vorrebbe rafforzare lo scavo di materie prime continentali e il ministero delle Imprese e Made in Italy sta aggiornando le mappe minerarie. E l’Ispra, nel tavolo tecnico promosso dal ministero dell’Ambiente, ha avviato un gruppo di lavoro per la gestione sostenibile delle risorse minerarie nazionali.

Ma il lavoro è lungo. Al momento sono attivi 2 permessi di ricerca per il cobalto tra Usseglio e Balme, mentre nelle valli Sesia e Strona 4 permessi per il nichel. Qualche mese fa è stato rilasciato un nuovo permesso di ricerca per litio e bario in provincia di Cuneo.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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