Le sanzioni alla Russia: i primi risultati

A oltre due mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e dal varo di “sanzioni senza precedenti” da parte dell’Occidente nei confronti della Russia, il mondo si interroga sull’efficacia di queste misure, mentre l’Unione Europea si prepara a varare il sesto pacchetto di sanzioni, che questa volta dovrebbe colpire l’economia russa dove fa più male, cioè bloccando l’importazione di petrolio.
L’interrogativo sull’efficacia di queste misure, è avvenuto in seguito alle dichiarazioni della governatrice della Banca Centrale Russa Elvira Nabiullina che ha dichiarato alla Duma: “Il primo effetto delle sanzioni dell’occidente è ricaduto sui mercati finanziari, d’ora in avanti avremo un impatto più forte sull’economia reale, che non potrà vivere a lungo di riserve”.

Facendo un riassunto delle sanzioni imposte, troviamo sul piano finanziario, il congelamento delle riserve in valuta estera da parte dei Paesi occidentali, circa 300 miliardi di dollari, la metà di quelli detenuti dalla Russia che è rimasta con la disponibilità di oro e dello Yuan, di scarsa utilità per la stabilizzazione del valore del rublo. Sette, tra le più importanti banche russe, sono state escluse dallo SWIFT, l’alternativa all’IBAN per fare trasferimenti di denaro all’estero; in seguito a questa procedura, molte banche russe hanno chiuso le loro sedi in Europa.
In campo commerciale, è stata esclusa dall’uguale trattamento tariffario tra gli stati del Wto( World Trade Organization), con la conseguenza che ora le merci russe, possono essere soggette a dazi aggiuntivi.
Ue, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno vietato l’esportazione di beni di lusso in Russia e l’importazione di caviale e vodka.
In ambito energetico, senz’altro quello più interessante, le sanzioni più drastiche sono state attuate dagli Stati Uniti, aiutati da una bassa dipendenza dal gas e petrolio russo, che hanno vietato totalmente l’acquisto di petrolio, gas e carbone. La Gran Bretagna ha annunciato lo stop all’acquisto di petrolio entro fine anno, per poi rinunciare al gas in un secondo momento.
Diversa è la posizione dell’Unione Europea, fortemente dipendente dal punto di vista energetico, dalla Russia: il 60% di tutti i prodotti petroliferi ed il 40% del gas arrivano proprio da questo Paese. Per cercare di ridurre la propria dipendenza, si sta cercando un accordo con stati del nord Africa per avere una fornitura più consistente di gas e petrolio oltre all’incremento dell’utilizzo di energie rinnovabili.

Tra gli effetti invece vediamo, oltre al crollo del valore del rublo, una flessione del PIL russo che potrebbe arrivare ad essere tra il 10 ed il 15%, portando di fatto la Russia ai livelli di 15 anni fa.

Andrea Coslovi

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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