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Per venire incontro alle imprese che sono state chiuse in quanto si trovano in zona rossa, come si era già ventilato nei giorni scorsi ecco un nuovo decreto che prevede la corresponsione di contributi a fondo perduto; ricordiamo che tali imprese si trovano nelle regioni in zona rossa e gli aiuti vanno dai contributi a fondo perduto al bonus affitto in linea generale.

 

In queste nuove regioni in zona rossa, gli aiuti nel Decreto Ristori ter, dai contributi a fondo perduto al bonus affitto, per i territori che passano a una fascia di rischio più alta, arrivano queste nuove risorse per un totale di 1,45 miliardi. A quali misure sono destinate? Le novità sono riportate nella bozza, in attesa del testo ufficiale.

Infatti in queste nuove regioni situate in zona rossa il Decreto Ristori ter stanzia ulteriori risorse per potenziare il Fondo istituito dall’ultimo provvedimento omonimo, DL numero 149 del 2020, e garantire quegli aiuti, dai contributi a fondo perduto al bonus affitto, anche alle attività che operano nei territori che passano a una fascia di rischio più alta.

Inoltre alla lista di partite IVA che operano nelle regioni della zona rossa e sono ammesse a beneficiare dei contributi a fondo perduto si aggiungono anche le attività con codice ATECO 47.72.10 che identifica il “Commercio al dettaglio di calzature e accessori”.

Naturalmente il decreto non è stato ancora firmato, ma si attende ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo approvato durante il Consiglio dei Ministri del 20 novembre 2020.

Attesissimo anche per la proroga delle scadenze fiscali, il Decreto Ristori ter interviene ancora una volta sul fronte degli aiuti alle attività economiche maggiormente colpite dalle nuove restrizioni imposte che variano in base al livello di rischio del territorio di appartenenza.

Se il Decreto Ristori ha introdotto i contributi a fondo perduto e le altre misure di sostegno in base al settore di appartenenza perché il DPCM del 24 ottobre imponeva restrizioni settoriali, il Decreto Ristori bis è intervenuto stabilendo nuovi interventi per settori e per aree territoriali, dal momento che il DPCM del 3 novembre ha imposto chiusure e limitazioni dividendo l’Italia in zona gialla, zona arancione e zona rossa, un colore per ogni livello di rischio.

Adesso dall’approvazione del DL numero 149 del 9 novembre 2020, Ristori bis, al 20 novembre 2020, data di approvazione del Decreto Ristori ter, la zona rossa in Italia si è estesa a macchia d’olio: sono state emanate nuove Ordinanze del Ministero della Salute che hanno incluso altre regioni nell’area con un livello di rischio più alto.

Il risultato è che l’Italia ha numerose regioni in colore rosso cioè a forte criticità per il livello molto elevato della penetrazione del Covid 19, che ha imposto nuove chiusure a cui non possono che corrispondere nuovi aiuti, perché le imprese situate in queste aree, per allentare la pressione dei ricoveri ospedalieri e della occupazione delle sale di terapia intensiva, dunque aiuti cosiddetti ristori cioè contributi che vanno dal fondo perduto al bonus affitto, passando per la cancellazione del saldo IMU e la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi. Per le stesse restrizioni devono essere garantite nuove misure di sostegno.

 

L’impianto del Decreto Ristori bis aveva già previsto la possibilità di includere nella platea di beneficiari nuovi soggetti “in conseguenza delle eventuali successive ordinanze del Ministero della salute”.

Purtroppo come era stato ampiamente previsto a distanza di meno di due settimane, le risorse previste e stanziate precedentemente si sono rivelate insufficienti e il Decreto Ristori ter stanzia ulteriori 1,45 miliardi per garantire alle partite IVA che operano nelle Regioni entrate in zona rossa o arancione aiuti adeguati, nel tentativo disperato di evitare che questi soggetti già provati dal primo lockdown possano chiudere definitivamente, cioè non riaprire più.

Stando alla bozza in circolazione, il testo non è ancora arrivato in Gazzetta Ufficiale, l’esecutivo ha inteso intervenire sull’articolo 8 del DL numero 149 del 9 novembre 2020 e in particolare sul comma 2 dove viene previsto:

“Agli oneri derivanti dall’estensione delle misure di cui articoli 1, 2, 4, 5, 6, 7, 11, 13, 14 in conseguenza delle eventuali successive ordinanze del Ministero della salute, adottate ai sensi dell’articolo 30 del presente decreto, si provvede nei limiti del fondo allo scopo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, con una dotazione di 340 milioni di euro per l’anno 2020 e 70 milioni di euro per l’anno 2021”.

Sulla base dei riferimenti inseriti nel testo, i 1,45 miliardi di euro sono necessari per garantire alle partite IVA che operano nelle Regioni entrate in zona rossa o arancione gli aiuti che seguono:

contributi a fondo perduto;

bonus affitto;

cancellazione della seconda rata IMU;

sospensione dei versamenti IVA, delle ritenute alla fonte e delle addizionali regionali e comunali in scadenza il 16 novembre 2020;

contributi INPS in scadenza il 16 novembre 2020;

congedo straordinario per i genitori in caso di sospensione della didattica in presenza delle scuole secondarie di primo grado;

bonus baby sitter.

Ovviamente è possibile beneficiare di ognuna delle misure solo rispondendo ai requisiti stabiliti in prima battuta dal testo che definisce una specifica platea di destinatari.

Sul fronte dei nuovi contributi a fondo perduto, non basta ad esempio trovarsi in una regione della zona rossa per ottenere l’aiuto previsto ma è necessario anche svolgere un’attività prevalente caratterizzata da uno dei codici ATECO ammessi.

Si ricorda che sul sito dell’Agenzia delle Entrate, Area Riservata proprio da ieri, 20 novembre, ha preso il via la possibilità di compilare le domande per coloro che non hanno richiesto le somme stanziate dal DL Rilancio.

Proprio sulla platea di beneficiari di questa misura di sostegno economico per le imprese, c’è da sottolineare, che il Decreto Ristori ter inserisce un nuovo codice ATECO tra coloro che, trovandosi in zona rossa, hanno diritto a riceve gli importi “47.72.10 Commercio al dettaglio di calzature e accessori” con una percentuale di maggiorazione pari al 200%.

 

Su tutte le novità, in ogni caso, per la conferma definitiva è necessario attendere la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale.

 

Nel Decreto Ristori ter, ci sono più aiuti come sopra evidenziati ma sfuma la nuova proroga per scadenze fiscali di imposte.

 

Infatti il Decreto Ristori ter approvato in Consiglio dei Ministri, porta in dote una misura maggiore di aiuti ma sfuma purtroppo una nuova proroga delle scadenze fiscali che potrebbe rientrare in un quarto testo omonimo. Tra le novità l’ampliamento della platea di beneficiari dei contributi a fondo perduto. Dalle imposte sui redditi di fine novembre, ai versamenti di IVA, ritenute e contributi INPS di dicembre 2020, fino alla pace fiscale: sono diversi i grandi assenti.

Decreto Ristori ter: al centro dell’ultimo provvedimento economico approvato qualche minuto prima della mezzanotte del 20 novembre 2020 in Consiglio dei Ministri sembrava esserci il dossier delle scadenze fiscali di novembre e dicembre, ma un nuovo importante intervento sul calendario avrebbe richiesto troppe risorse, per cui è necessario più tempo e un nuovo scostamento di bilancio.

 

Sfuma l’intervento sulle scadenze fiscali che, secondo le anticipazioni, troverà posto in un Decreto Ristori quater. Ma si amplia con il nuovo testo approvato il raggio di azione degli aiuti alle imprese.

“Il testo interviene con un ulteriore stanziamento di risorse, pari a 1,95 miliardi di euro per l’anno 2020, destinato al ristoro delle attività economiche interessate, direttamente o indirettamente, dalle misure disposte a tutela della salute, al sostegno dei lavoratori in esse impiegati, nonché con ulteriori misure connesse all’emergenza in corso”.

Si legge nel comunicato stampa del 21 novembre 2020 diffuso dal Governo.

Gli appuntamenti con il Fisco delle prossime settimane sono numerosi e molto sentiti da una moltitudine di contribuenti e di titolari di imprese oggetto delle restrizioni, e già dunque in grande difficoltà perché privi di quelle entrate necessarie per fare fronte a tali innumerevoli appuntamenti. Si parte con la scadenza del secondo acconto del 30 novembre 2020 che, sebbene sia stato prorogato per un numero importante di partite IVA, resta in calendario per molte imprese nonché per dipendenti e pensionati.

 

Al centro dell’attenzione c’è poi anche la scadenza della pace fiscale: il 10 dicembre 2020 bisogna versare la totalità delle rate di rottamazione e saldo e stralcio in scadenza nel corso dell’anno, pena la revoca dei benefici della definizione agevolata.

 

Non solo: nel dossier del MEF tornano anche gli adempimenti periodici, i versamenti di IVA, ritenute Irpef e contributi INPS di dicembre 2020.

 

La tabella di marcia degli impegni per i contribuenti è fitta e il tempo per un nuovo, ulteriore, intervento stringe.

 

In ultima analisi sul fronte Decreto Ristori ter, insomma, ci si aspettava di più. Ma in attesa di novità che agiscano anche sui tempi da rispettare per i versamenti, il Governo amplia la portata degli aiuti alle imprese .

 

Del provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 novembre 2020 non è ancora disponibile il testo ufficiale, ma come si legge sul sito del Governo le novità riguardano principalmente lo stanziamento di nuovi fondi per supportare economicamente partite IVA e cittadini colpiti in maniera particolare dalle nuove restrizioni:

entrano e fanno il loro ingresso nella platea di destinatari del contributo a fondo perduto anche le attività di commercio al dettaglio di calzature delle “zone rosse”;

si istituisce inoltre un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro, da erogare ai Comuni, per l’adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare;

sono in arrivo 100 milioni per il 2020 per il Fondo per le emergenze nazionali allo scopo di provvedere all’acquisto e alla distribuzione di farmaci per la cura dei pazienti affetti da COVID-19.

Appare chiaro, quindi, che resta fuori il grande tema delle scadenze fiscali di novembre e dicembre 2020. Ma la saga dei Ristori non è finita: si parla già di altri nuovi interventi cioè di un quarto e di un quinto provvedimento con lo stesso nome, che potrebbe arrivare nel 2021.

Come richiesto anche dai commercialisti, serve una risposta sulle scadenze della dichiarazione dei redditi 2020, ma anche su quelle della pace fiscale. Ed è proprio la definizione agevolata delle cartelle uno dei dossier più spinosi.

Il 10 dicembre 2020 è previsto il termine ultimo per pagare la totalità delle rate dovute nel 2020 per la rottamazione ed il saldo e stralcio delle cartelle. Un appuntamento che “stona”, che francamente gli imprenditori trovano inaccettabile considerando le pesanti ricadute economiche del periodo, non solo per le partite IVA ma anche per le famiglie.

L’ipotesi di una proroga era già stata annunciata e ventilata prima dell’approvazione della Legge di Bilancio 2021, ma nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri non vi è un intervento specifico sulla pace fiscale. Persa anche l’occasione del Decreto Ristori ter, a porre rimedio a tale mancanza, evitando il rischio flop per la pace fiscale, potrebbe essere il decreto Ristori quater.

Alla proroga della scadenza del 10 dicembre 2020 si affianca una seconda ipotesi, cioè una rottamazione quater delle cartelle esattoriali relativa ai ruoli emessi dal 2018 al 2020, secondo quanto anticipato dal quotidiano Italia Oggi. Questa eventualità caldeggiata da esponenti dei partiti della destra italiana (lega in primis e fratelli d’italia) che da diverso tempo spingono per un nuovo intervento in tale senso e addirittura per riaprire nuovamente la sanatoria “saldo e stralcio” che potrebbe avere riflessi positivi sulle entrate dello stato ma permetterebbe anche a milioni di contribuenti italiani di chiudere una parentesi più o meno lunga di debito verso le casse erariali dello Stato.

Decreto Ristori ter, manca proroga IVA, ritenute Irpef e contributi per dicembre 2020. Rebus di rinvii per le imposte sui redditi

Se la proroga della pace fiscale continua ad essere la novità più attesa, il dossier dei rinvii nelle mani del MEF non si ferma certo alla rottamazione delle cartelle, anche perché il calendario degli adempimenti di novembre e dicembre si presenta ricco di pesanti appuntamenti.

 

Il primo è quello del 30 novembre 2020, scadenza duplice per la dichiarazione dei redditi. Entro la fine del mese bisognerà trasmettere il modello Redditi e versare il secondo acconto delle imposte sui redditi 2020.

E su questo fronte, anche considerando le sollecitazioni dei commercialisti, l’ipotesi proroga è doppia:

innanzitutto, si sta valutando la proroga del termine di invio della dichiarazione dei redditi che, come previsto per il modello 770, potrebbe slittare al 10 dicembre 2020;

in campo c’è poi un’estensione delle partite IVA interessate dalla proroga del secondo acconto, in scadenza il 30 novembre 2020.

Sul tema del secondo acconto, è difficile immaginare come sarà “disegnata” la nuova proroga. Attualmente, per valutare la possibilità o meno di rinviare i versamenti di Irpef, Ires, Irap ed imposte collegate al 30 aprile 2021 bisogna considerare tre aspetti:

per le partite IVA che esercitano attività soggette agli ISA, bisogna verificare se c’è stato un calo di fatturato o corrispettivi pari almeno al 33% nel primo semestre 2020 rispetto al 2019; se si risiede in una delle zone rosse e se si esercitano attività incluse nei due elenchi di codici ATECO allegati al decreto Ristori-bis, ed in tal caso la proroga spetta anche senza calo di fatturato; per i ristoranti, la proroga senza verifica della perdita subita si applica anche nelle zone arancioni.

Un rebus di verifiche, da coordinare con i continui “cambi di colore” delle regioni, sulla base dell’andamento dei contagi da Covid-19.

Sul fronte delle scadenze fiscali, dunque, restiamo ancora sul terreno delle ipotesi in attesa di un piano completo di proroghe da approvare con un nuovo testo ad hoc.

Decadenza dall’agevolazione in caso di insufficiente versamento, anche se solo di pochi euro

Bisogna porre molta attenzione per quanto concerne il pagamento delle imposte; sul fronte delle agevolazioni, se le somme dovute sono versate in maniera insufficiente si decade dal beneficio, anche se la regola non è espressamente esplicitata nella norma. A stabilirlo è la Corte di Cassazione con l’Ordinanza numero 26309 del 19 novembre 2020.

In tema di agevolazioni, l’insufficiente versamento del quantum dovuto comporta la decadenza del beneficio anche se la norma non lo prevede espressamente, perché tale conseguenza discende dai principi generali in materia di corretto adempimento degli oneri fiscali ed accesso alle normative di agevolazione.

Il principio vale anche nel caso in cui l’omesso versamento sia di importo esiguo. Così ha statuito la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 26309 del 19 novembre 2020.

Corte di Cassazione – Ordinanza numero 26309 del 19 novembre 2020

Dunque si decade dall’agevolazione in caso di insufficiente versamento, anche se solo di pochi euro. A stabilirlo è la Corte di Cassazione.

Michele Minardi

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"