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Il Consiglio Comunale di ieri sera è stato pressoché occupato da un unico tema, cioè la relazione della Commissione temporanea e speciale di controllo sull’attività delle società partecipate su ARAL. Essa è stata presentata da Domenico Di Filippo, esponente del Movimento 5 Stelle e presidente della suddetta commissione. Il rapporto, frutto del lavoro di alcuni mesi, si è concentrato sulla discussa discarica di rifiuti inerti che doveva essere aperta in località Guarasca a Spinetta Marengo, fino a che le accese polemiche suscitate dal comitato di oppositori locali e il conseguente dibattito politico hanno fermato il tutto.

Prima di iniziare la discussione, è stato rispettato un minuto di silenzio per ricordare Don Walter Fiocchi, parroco di Castelceriolo e rispettato membro della comunità alessandrina, scomparso dieci giorni fa. Il sindaco, Rita Rossa, ha colto l’occasione per dedicare un elogio alla memoria di Don Walter, rimembrandone l’impegno per il popolo palestinese, aspetto quanto mai d’attualità in questi giorni di crisi in quel territorio. Seguendo una sorta di fil rouge, Ciro Fiorentino (FDS) ha presentato un odg per impegnare le autorità nazionali italiane nel tentativo di convincere Israele a interrompere l’operazione nella Striscia di Gaza. Una volta approvato, è stato proclamato un altro momento di silenzio per “le vittime di questa assurda guerra”.

Esaurita questa fase, Domenico Di Filippo ha cominciato a esporre la relazione della Commissione da lui presieduta sull’Azienda Rifiuti Alessandrina, un accurato ordine di fatti e dichiarazioni su una vicenda che ha fatto molto discutere, cioè quella della discarica di Spinetta Marengo. Sono state delineate la struttura della proprietà della partecipata, con il Comune di Alessandria in posizione di maggioranza, la sua ragione sociale e la composizione del Consiglio d’Amministrazione, sia quella risalente al 2010 (che ha deliberato la creazione della discarica) sia quella attuale, nominata nel 2011.

In seguito, Di Filippo ha elencato date e affermazioni fatte nelle sedute della Commissione, le quali hanno acceso alcune luci sul procedere dell’intera questione. In particolare, nel corso dell’audizione del 28/11/2013, Fulvio Cellerino, presidente dell’Aral, ha ricordato che la discarica sarebbe servita a incentivare i cittadini a portare lì gli inerti, “arginando la proliferazione degli episodi di svernamento che si stanno verificando lungo le strade”. Il loro conferimento, ha detto Cellerino, avrebbero potuto “essere rivenduti producendo un ricavo”. Sempre nella stessa audizione, egli ha assicurato che “potrebbero essere conferiti solo i rifiuti con codice CER autorizzato dalla Provincia”, sottoposti “ad analisi periodiche” da parte di Arpa. Questa è stata la risposta ai timori di molti oppositori al progetto, che temevano che si sarebbero riversato lo smarino dei cantieri del Terzo Valico, potenzialmente contenente amianto.

Il 12/12/2013 sono stati convocati il vicepresidente di Aral e rappresentante dei piccoli Comuni in CdA, Luigi Benzi, e Fernando Tempesta, membro del CdA. Benzi ha affermato che “il progetto è nato per due motivi: in provincia di Alessandria non c’è una discarica pubblica di inerti nella quale i privati cittadini possano conferire i loro piccoli quantitativi gratuitamente; in secondo luogo, la discarica andrebbe a realizzarsi sul sito di una cava ormai esaurita”, sito da dover comunque bonificare, “quindi meglio utilizzarlo a questo scopo”. Tempesta ha rivelato che sarebbero stati impegnati “circa 700.000 euro per l’acquisto del terreno”, per un’operazione che “potrebbe portare benefici alla collettività”.

Piercarlo Bocchio, Direttore di Aral, e il responsabile del Comitato Tecnico per il Controllo Analogo, dott. Zaccone, in due sedute diverse della Commissione (30/1/2014 e 3/4/2014), hanno spiegato nei dettagli il business plan dell’operazione, approvato nell’Assemblea dei Soci di ARAL il 30/6/2010: il guadagno per l’azienda sarebbe stato stimato tra i 5 e i 6 milioni, frutto della differenza tra i costi di gestione (8.924.000 euro) e i ricavi (12.925.000 euro). La caparra assegnata alla proprietà del terreno, la Bolla srl, controllata da Lorenzo e Gian Mario Cassano e Maria Luisa Cassano, ammontava a 272.000 euro. A questa cifra sono stati aggiunti 300.000 euro su disposizione dell’assessore al Bilancio dell’epoca, Luciano Vandone. Tutto questo, però, è stato deciso senza confermare “quali fondi sarebbero stati utilizzati per i lavori di realizzazione della discarica” e senza l’autorizzazione a procedere della Conferenza dei Servizi della Provincia. Perciò, quindi, si ritiene che i complessivi 572.000 euro siano andati persi.

Il 18/4/2014 Rita Rossa ha affermato che, nonostante sia stata la giunta precedente ad avviarlo, si è deciso di continuare il progetto della discarica “per evitare che soldi pubblici già spesi andassero spesi”. Declinando molte responsabilità sul precedente CdA, che faceva riferimento a un’altra amministrazione, il Sindaco ha detto che la sua Giunta “ha posto in atto gli atti necessari affinché quel terreno resti a destinazione agricola”.

Nelle considerazioni finali della relazione della Commissione, Di Filippo ha elencato una serie di rilievi: “una violazione delle norme che vietano in quell’area la costruzione di un impianto con capienza superiore a 100.000 metri cubi, per il quale è necessaria la valutazione dell’impatto ambientale”, “l’eccesso di delega rispetto al mandato conferito dall’assemblea dei soci circa la successione dei contratti che hanno finito per non tutelare l’azienda da danni patrimoniali”, “il danno economico arrecato ad Aral e al Comune di Alessandria, quantificato in 572.000 euro”.

Renzo Penna (Sinistra Ecologia e Libertà) ha stigmatizzato la scelta della precedente amministrazione di Aral di accogliere rifiuti al di fuori dei territori coperti dal Consorzio Alessandrino Rifiuti, in copertura dei mancati trasferimenti da parte del Comune. La quantità eccessiva di rifiuti e la crescita delle difficoltà economiche dell’azienda hanno portato alla creazione del progetto di Spinetta Marengo, nonostante si fosse deciso che la discarica di Solero sarebbe stata l’ultima autorizzata dalla Provincia, nell’ottica di ridurre il quantitativo dei rifiuti. Il problema, ha affermato Penna, è che con i soli inerti non è possibile ottenere i ricavi stimati nell’assemblea dei soci succitata, essendo a basso costo di smaltimento. Terminando il suo intervento, l’esponente della maggioranza l’ha criticata per la mancata “discontinuità” con la giunta Fabbio sul tema, denunciando anche come i temi ambientali siano vissuti come “marginali” se non come d’impiccio.

Piercarlo Fabbio (PDL), protagonista di quella stagione politica nella quale l’intera vicenda della discarica ha preso il via, ha detto che “una parte maggioritaria del Consiglio nel 2014 ha cambiato idea rispetto al 2004, quando l’amministrazione dell’epoca, della stessa area politica, aveva messo in discussione la possibilità di aprire la discarica”. Inoltre, Fabbio non vede intenti autoritari nelle operazioni condotte dal suo assessore al Bilancio, Vandone, affermando che la discarica era stata approvata all’unanimità dai sindaci in CdA di Aral nel 2010.

L’intervento di Angelo Malerba (M5S), il quale ha definito “imbarazzante” il complesso delle dichiarazioni dell’amministrazione e di esponenti della maggioranza (Coloris e Camillo del Partito Democratico) sulla questione e chiesto se si recupereranno i 572.000 euro, se si vorrà prorogare o meno l’accordo con la Bolla srl per la proprietà dei terreni e se si avvierà la loro rinaturalizzazione, ha ottenuto una replica piccata del Sindaco, che ha respinto al mittente le accuse di “poca trasparenza” e rivendicato di aver fermato tutto dopo “controlli scrupolosi” da parte della propria amministrazione.

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