Riceviamo dal Comitato Stop Solvay e pubblichiamo:

“Il 27 gennaio verrà ridiscussa e nuovamente valutata l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) della Solvay. Si tratta di un documento richiesto alle aziende per autorizzare, a determinate condizioni, l’esercizio di un impianto o di parte di esso. Nella Conferenza dei Servizi che dovrà approvare il documento sarà in discussione la conformità della produzione di Solvay con i principi di IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) dettati dall’Unione Europea, e introdotti per la prima volta nel 1996 per il controllo e la prevenzione integrata dell’inquinamento.
Come Comitato, abbiamo già denunciato numerose volte la pericolosità dei PFAs per la salute delle persone e del territorio e abbiamo contestato alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta Ecomafie l’irregolarità che circonda l’autorizzazione all’ampliamento della produzione del C6O4. In particolare, alla Commissione abbiamo riportato la produzione illegale avvenuta dal 2013 al 2020 e la concessione da parte della Provincia a produrne quantità superiori senza alcuna garanzia rispetto alle dispersioni della sostanza.
La Commissione Parlamentare ha recentemente concluso il proprio lavoro e pubblicato la relazione che mette nero su bianco la sottomissione della Provincia alle necessità produttive ed economiche della multinazionale. Ma non è proprio la Provincia che nella Conferenza dei Servizi dovrebbe tutelare l’interesse della collettività anziché quello di Solvay?
La Provincia avrà voce nel decidere le emissioni a cui dovrà sottoporsi l’azienda, le informazioni che sarà obbligata a rendere note e le attività di messa in sicurezza che lo stabilimento dovrà attuare nei prossimi anni. Davvero non c’è alternativa al lasciare nelle mani della Provincia e delle persone che ne fanno parte, evidentemente prone a Solvay, decisioni così importanti?
Chi sta dalla parte della collettività e del nostro territorio, dovrebbe:

  • bloccare il procedimento di autorizzazione dell’AIA di Solvay chiedendo prima di tutto che vengano rimosse le decine di OMISSIS poste sul documento, per renderlo comprensibile per chiunque voglia leggerlo
  • porre limiti a zero (come lo stesso Istituto Superiore di Sanità invita a fare) per tutti i PFAs già brevettati e che verranno brevettati in futuro
  • chiudere la fabbrica finché non attesti la reale riduzione a zero dell’inquinamento: il parere di numerosi esperti sulla situazione dell’impianto attesta che l’azienda non è in grado di trattenere i propri inquinanti all’interno del ciclo produttivo e per questo non dovrebbe essere legittimata a produrre
  • definire le modalità di bonifica dell’area inquinata a carico di Solvay
  • dare avvio al biomonitoraggio sulla popolazione: le persone che si stanno ammalando e stanno morendo a causa del pesante inquinamento chimico intorno a Spinetta ed Alessandria hanno il diritto di sapere la verità.

Questo è quello che, come Comitato Stop Solvay, chiediamo – se non alla Provincia, considerate le evidenze – alle istituzioni quali ARPA, ASL e Regione, perché un secolo di morti e veleno possono bastare!”

La relazione della Commissione Parlamentare:Proposta di relazione PFAS 17 01 2022

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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