Ancora un grave evento, tragico questa volta, nelle carceri piemontesi. A togliersi la vita, questa mattina, è stato un detenuto italiano di poco più di 40 anni. A raccontare l’episodio è Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del SAPPE: “Alle prime ore del mattino di oggi, martedì 8 aprile, l’uomo si è tolto la vita in cella. Il tragico gesto è stato scoperto dal compagno di detenzione e dal personale di Polizia Penitenziaria, prontamente intervenuto tentando ogni possibile manovra di soccorso. Purtroppo ogni tentativo del medico e del personale del 118 si è rivelato vano”.
Poi il sindacalista prosegue: “È sempre doloroso, per chi lavora nel mondo penitenziario, trovarsi di fronte a simili tragedie. Si prova impotenza e amarezza. Ma siamo costretti a sottolineare la questione del disagio psichico che, negli istituti penitenziari, rappresenta un’emergenza nazionale. La Polizia Penitenziaria, pur con abnegazione e professionalità, continua a operare in condizioni di costante tensione, spesso in solitudine operativa e senza gli strumenti idonei per affrontare adeguatamente situazioni così complesse. Non possiamo più limitarci alla conta. Occorre un cambio di passo, tutelando la dignità e la sicurezza, dei detenuti e del personale”.
Sull’episodio così si è espresso il segretario generale del SAPPE, Donato Capece: “Questi drammatici eventi sono una sconfitta per lo Stato e segnano profondamente gli Agenti che intervengono. Il suicidio è un forte agente stressogeno per il personale e per gli altri detenuti. Servirebbero più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con tale disagio. Anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie di situazioni personali che possono indurli a gesti estremi”.
Il leader del SAPPE conclude così: “Il motto del nostro Stemma araldico dice ‘Despondere spem munus nostrum‘, cioè ‘garantire la speranza è il nostro compito’. E proprio a questi valori ci ispiriamo, con professionalità, zelo, abnegazione e umanità, in un contesto molto complicato”.
