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I sindacati della scuola sono da mesi sul piede di guerra per il sistema di “chiamata diretta” dei docenti da parte dei presidi, una delle novità più significative introdotte dalla legge 107, meglio nota con l’espressione “La Buona Scuola”. Attraverso il nuovo meccanismo inserito nella riforma del ministro Giannini, i dirigenti scolastici potranno prelevare gli insegnanti più appropriati al “Piano triennale dell’offerta formativa” dal pool di docenti assegnati a un determinato ambito territoriale. Coloro che saranno selezionati resteranno in cattedra per tre anni, al termine dei quali il dirigente valuterà l’opportunità di mantenerli in organico o no.

FLC Cgil, Cisl Scuola, Snals e Gilda Unams non hanno accolto con favore questo nuovo metodo di scelta, perlomeno per come è stato formulato dal Miur. A loro parere, infatti, mancano “criteri oggettivi e trasparenti” attraverso i quali i dirigenti possono operare buone scelte e non esporsi a ricorsi di insegnanti che saranno esclusi. Inoltre, i sindacati denunciano che elementi di valutazione degli insegnanti come le competenze, le esperienze professionali e l’anzianità di servizio vengano completamente trascurati dal sistema a chiamata diretta,

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