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Sono espressione del talento, del coraggio, del sacrificio e della passione.

artisti di stradaPiazze, marciapiedi e strade, sono i luoghi in cui si esibiscono, dove il palcoscenico non è un teatro, uno studio televisivo o un auditorium, ma la vita.Nessun effetto scenografico sorprendente. Nessun ingente guadagno, ma semplicemente amore e dedizione…

Vincenzo, in arte “Enz Percus” suona trenta differenti strumenti e, da qualche tempo, si è approcciato al suggestivo mondo dell’handpan, trasformando quella che è nata come semplice curiosità, in vera e propria passione. Si racconta così:
“Suono da circa ventitre anni e, se fosse per me, non smetterei mai. Da bambino il mio sogno era diffondere musica e, dopo molti anni di sacrifici, sono riuscito nel mio intento. Ho cominciato ad esibirmi per strada circa due anni fa. Con questa forte crisi bisogna trovare metodi alternativi per guadagnarsi da vivere e suonare nelle piazze, ai festival, o per beneficienza; mi dà soddisfazione. Il pubblico che preferisco è quello infantile perché gli sguardi affascinati dei bambini, sono una liberazione dallo stress della vita quotidiana. Spesso chi vuole intraprendere questa strada si trova davanti molti ostacoli: la famiglia, gli amici, la società stessa. Bisognerebbe mettere da parte il pensiero della gente, perché inseguendo e realizzando il proprio sogno, ci si sente liberi.”
Puntualmente vittime di pregiudizi, gli artisti di strada colpiscono per la loro forza d’animo.
Una forza che combatte per passione, che sprona al miglioramento e che diventa arma quando, davanti alle difficoltà, aiuta ad alzarsi e a sorridere alla vita. Perché il sorriso, la miglior cura per l’animo umano, è sia l’accessorio più gettonato tra chi abbraccia l’arte di strada, sia l’obiettivo principale. Un sorriso divertito, un sorriso d’apprezzamento, un sorriso di ammirazione.
Un semplice ed umile gesto che, spesso, si traduce in unico guadagno.
Bingo, giocoliere ed equilibrista comico, ha 41 anni. Nel 2007 ha sposato il suo grande amore ed insieme hanno un bimbo di circa tre anni: Martino.
Martino osserva il suo papà esibirsi con gli occhi di chi, affascinato, ammira il suo idolo. Bingo parla del figlio con la delicatezza e la dolcezza tipica di un padre innamorato.
Ha iniziato ad esibirsi per strada all’età di ventisei anni e, se c’è una cosa che si rimprovera, è il fatto di non averci pensato prima.
“Sono sempre stato affascinato dall’arte di strada. Quando ero piccolo mi divertivo ad osservare il mio nonno con i suoi giochi di prestigio: faceva comparire dal nulla un sacco di caramelle” –ride. “Nel 1999 ho conosciuto un artista di strada che mi ha incoraggiato ed ora, dopo tutti questi anni, la mia passione è diventata come una droga. Quando non mi esibisco, il pubblico mi manca. “Il cappello delle offerte” è il miglior metro di valutazione dello spettacolo: dal suo contenuto capisci quanto è piaciuta la tua esibizione. Un giorno vi ho trovato una macchinina: un bambino rimase così divertito dalla mia esibizione che volle a tutti costi donarmi qualcosa di suo.”
Ciò che più affascina degli artisti di strada è il loro desiderio di un cambiamento esterno.
Desiderio di abbattere i pregiudizi di una società che concepisce la loro arte come “elemosina”; desiderio di poter ottenere l’approvazione degli amici e dei familiari; desiderio di un mondo in cui poter essere liberi. Perché distinguersi in una società che tende all’omologazione, non è facile.
Oltre a chi ambisce ad una vita non convenzionale, c’è anche chi, con le responsabilità di una famiglia, ha deciso di abbandonare l’arte di strada, per dedicarsi ad un lavoro sicuro. Il suo nome è Lorena: energica, disponibile, intelligente ed amante della vita. Moglie, madre ed insegnante di lettere alle medie. Lorena sprona i suoi alunni ad un’apertura mentale, facendoli partecipare ad un laboratorio di arte-strada, che li vede molto entusiasti.
“Diciotto anni fa, quando ero maestra alle elementari, ho seguito un corso di teatro di strada per insegnati. L’anno successivo si è iscritto anche mio marito. Alla fine del corso, l’insegnante, un’altra coppia, mio marito ed io abbiamo dato vita a un gruppo: “La banda del Cucù”. Una sera, in vacanza in un campeggio, abbiamo fatto amicizia con degli artisti di strada e ci siamo esibiti uno dopo l’altro creando una coinvolgente atmosfera con il pubblico. Con i soldi ricavati siamo andati a mangiare in un ristorante di lusso pagando tutto con pezzi da cento lire! I miei genitori non si sono mai opposti. L’unica cosa buffa è che, a tutti, sottolineavano che nonostante il mio hobby, io fossi comunque laureata…”
Sono persone dalle quali si può solo imparare. Maestri di semplicità, di umiltà, di coraggio, di passione. Ci sono donne e uomini e ci sono anche sogni e speranze di una giovane generazione.
Luca e Robin sono amici e compagni d’avventura da due anni.
Sono entrambi giovani ragazzi e, ciò colpisce, è una certa luce negli occhi. Una luce che nasconde sentimenti diversi: speranza, amore, sacrificio, coraggio, malinconia.
A Luca da bambino sarebbe piaciuto diventare archeologo, ma la passione per l’arte di strada è superiore al desiderio di studiare. È al quarto anno delle superiori: “Fosse per me, lascerei la scuola, ma voglio prendere il diploma per dare a mio padre questa soddisfazione.”
Robin, invece, da bambino sognava di scoprire i misteri dell’universo e viaggiare nello spazio ma, a 14 anni, ha trovato il suo posto nella musica. “Ho abbracciato l’arte di strada per gioco. Avevo comprato da poco la mia prima chitarra. Un giorno, da bravo ragazzino un po’ ribelle, volevo una birra. Non avendo soldi, ho deciso di suonare per guadagnarli e, contro ogni aspettativa, ci sono riuscito!”
Luca ricorda di aver cominciato ad amare la musica grazie ad una “insegnante particolarmente attraente”. Sorride mentre ce lo racconta. È sempre stato affascinato dal mondo nomade ma, purtroppo, far capire ai familiari questa scelta di vita è più difficile di quanto si possa pensare.
Robin suona basso, chitarra, pianoforte, batteria e, dulcis in fundo, cornamusa.
I suoi genitori lo appoggiano anche perché, l’arte di strada, per il momento, è la sua unica fonte di guadagno. È giovane e come ogni ragazzo che si rispetti, ha dei sogni, dei progetti. Vorrebbe comporre colonne sonore per film, ma le difficoltà della vita lo rendono scettico. Sogna anche di viaggiare per il mondo grazie al ricavo delle sue esibizioni.
Anche Luca ama la cornamusa e, oltre a questo inusuale strumento, suona clarinetto e flauto.
“Gli strumenti a fiato, grazie all’incredibile sforzo polmonare che occorre per suonarli, ti permettono di esprimere tutto quello che hai dentro. Con 10 note fai la musica più bella del mondo”. Oltre ad avere la passione per la musica, nelle sue esibizioni veste i panni del mangiafuoco e del giocoliere, unendo l’arte al divertimento.
Robin ci spiega che, nelle città in cui l’arte di strada è più apprezzata, con otto ore di esibizione, puoi ottenere quasi lo stesso guadagno di un operaio. Ama quello che fa. Si capisce dallo sguardo e dalla veemenza con cui parla della libertà di espressione musicale. “La musica per strada, in mezzo alla gente, è l’unica che si possa considerare arte, perché lì non punti al guadagno o alla fama, ma a vivere.”

 

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