Ancora violenza nel carcere di Torino “Lorusso Cutugno”, nel quartiere Vallette. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il SAPPE, per voce del segretario del Piemonte Vicente Santilli: “Un detenuto marocchino, uscito per un permesso e non rientrato, si è costituito la notte di venerdì nel carcere torinese, con un atteggiamento aggressivo e violento, alterato da eccesso di alcool. Subito ha sfidato gli agenti, poi li ha aggrediti, ferendone addirittura 5: tutti finiti in ospedale per le cure del caso, 3 sono ancora in osservazione”.
Pausa. Ma vi pare possibile? Già un delinquente che va in permesso fa ridere, perché se sta dentro, dentro deve stare. Ma il fatto che aggredisca e ferisca, 1 contro 5, indica chiaramente che i 5 non possono reagire come dovrebbero. Bisogna cambiare la legge, dotando i poliziotti di taser e lasciando loro un po’ di mano libera.

Torniamo al carcere di Torino e alle conclusioni di Santilli: “Per noi che viviamo ogni giorno la complessità dell’ambiente carcerario, è sconcertante il continuo ricorso alla violenza da parte dei detenuti. Purtroppo, però, la cosa non sorprende, perché questo è lo specchio di una società in cui i fenomeni di violenza ed inciviltà affollano le cronache quotidiane di tutte le città italiane. Interventi concreti e profondi non sono più rimandabili”.

Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, tuona: “Il carcere è diventato l’inferno dantesco. Servono urgentemente soluzioni concrete. Torniamo a chiedere urgenti provvedimenti per assicurare gli elementi necessari a garantire la sicurezza di uomini e donne della Polizia Penitenziaria”.
Poi continua: “Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, 1/3 dei presenti in Italia, per fare scontare loro le pene nelle loro carceri. Ma anche la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con tali problemi, sempre più numerosi. E servono più tecnologia e più investimenti: la situazione è allarmante, anche se la Polizia Penitenziaria garantisce ordine e sicurezza anche in condizioni di lavoro difficili”.
