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Una famiglia italiana su cinque utilizza la legna da ardere per il riscaldamento. La rilevazione, effettuata dall’Istat, è molto recente (gennaio 2015) e indica come – nonostante le diverse innovazioni tecnologiche – una buona fetta dei nostri connazionali decide di puntare ancora su un metodo tradizionale. Detto che il risultato è nettamente condizionato dalle abitazioni di montagna – prime o seconde case che siano – si tratta di un dato inaspettato. Basti pensare al fatto che la “torta” può essere allargata ulteriormente con energia solare, pellet, riscaldamento autonomo o condominiale, la legna conquista ancora un buon 1/5 del mercato nazionale italiano. La migliore tipologia in questo specifico campo è l’olmo. La sua corteccia, infatti, è particolarmente indicata come legna da ardere. Larice, faggio e pioppo sono invece indicati per le diverse qualità di cibo. Si tratta di una tipologia di corteccia resistente a lungo, che permette di riscaldare con costanza e precisione la carne, la pizza e varie tipologie di cibo fatto in casa. La legna di pino e di fassino è invece indicata soprattutto per pizze, focacce e prodotti tipici delle nostre zone realizzati con la farina. La cottura risulterà migliore rispetto a quella tradizionale.
In generale, si possono dividere i vari tipi di legno in due categorie: duro (tipico di latifoglie come il noce e il faggio) e dolce (più facile da accendere ma che però si consuma più in fretta).

Luca Piana

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