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Dovevano essere tre settimane per ritrovarsi, ma non è andata così.
Matteo Donati, il miglior tennista alessandrino del momento e il terzo assoluto ‘all time’ per posizione raggiunta nella classifica mondiale (dopo Barazzutti e Caratti), non riesce a ritrovarsi. La trasferta in Sudamerica (due tornei in Brasile e uno in Cile) avrebbe dovuto aiutarlo ad invertire la rotta, contrassegnata da troppi risultati negativi.
In più, a gennaio, è mancato il nonno, il famoso vignettista ‘BORT’, lutto che lo ha segnato in modo particolare. Mi scrisse prima di partire, già sull’aereo: “E’ stata una perdita forte. Lui e mia nonna sono stati un pilone della mia crescita umana e tennistica. Ora li porto sempre con me: nel cuore e nella borsa, dove tengo un ricordo di entrambi”.

RISULTATI – Il Sudamerica, raggiunto con il preparatore atletico romano Marco Panichi, che spesso lavora con lui, avrebbe dovuto aiutare Matteo a svoltare. Ma i risultati sono impietosi. Nel primo torneo, l’Open di Rio de Janeiro, ha perso al 1° turno di qualificazione contro il carioca Rogerio Dutra da Silva, n. 152 ATP, 62 36 61. Donati attualmente è n. 208, il livello del torneo era alto, la sconfitta ci poteva stare. Nel secondo torneo, il Brasil Open, è stato sconfitto al 1° turno di qualificazione da un altro brasiliano, Pedro Sakamoto, n. 376, per 61 64. E qui la sconfitta è più grave, perché la differenza di classifica era grande in suo favore. Nel terzo torneo, il Challenger di Santiago del Cile, stessa storia: qualche giorno fa ha perso 63 64 dal taiwanese Tung-Lin Wu, n. 363.

A questo punto lo ‘score’ storico è pesante: Donati ha perso gli ultimi 11 matches giocati vincendo due soli set. L’ultima vittoria in singolare risale al 18 settembre 2018, annata comunque abbastanza positiva (21 vittorie-23 sconfitte) chiusa al n. 203. Per trovare l’ultimo torneo vinto bisogna risalire al 14 luglio 2018, a Perugia, in doppio con Bracciali. Visto il brillante risultato e la predisposizione da sempre naturale a giocare il doppio, gli chiesi se non preferisse quello, ma mi rispose: “Il doppio mi piace, ma serve per allenarsi e migliorare nel singolare, rimanendo nell’ambiente dopo che hai perso”.
E infatti il singolare, dove ha raggiunto il best ranking n. 159 (27 luglio 2015), è il campo dove Matteo vuole sviluppare i suoi obiettivi di carriera professionistica nel tennis.
Ma una riflessione è d’obbligo: è ancora veramente così?

IL FUTURO – E’ chiaro che a 24 anni (compiuti il 28 febbraio) il suo futuro sia il tennis, ma il problema sembra essere di ‘testa’: forse non è l’avversario a batterlo, ma è lui che in questo periodo non sa più vincere. E in Sudamerica, pur perdendo subito in singolare, non si è iscritto ai tornei di doppio, avvitandosi a spirale sul lavoro individuale.
Allora, considerando che negli ultimi tre anni Donati è stato parecchio penalizzato dagli infortuni, mi vengono spontanee due domande.
La prima: “Non è il caso di rivedere i programmi e puntare sul doppio, dove il carico psicologico è distribuito col compagno, lo sforzo fisico è minore e si può ritrovare la condizione ottimale e l’abitudine alla vittoria?”
La seconda: “Che sia giunto il momento di mettere in discussione, oltre che sé stesso, il coach, i metodi di allenamento, la programmazione dei tornei, l’ambiente circostante?”

Valutazioni da fare. A volte cambiare facce, parole, concetti, colori, odori, abitudini, serve davvero. Vedremo. In attesa di raccontare, quanto prima, la prossima vittoria di Matteo.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.