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E’ morto Diego Armando Maradona. Un argentino del popolo, un calciatore, un genio, un fenomeno, un Robin Hood. Ha regalato gioia, divertimento, orgoglio, riscatto.
Con la palla fra i piedi era divino, inimitabile, meraviglioso. Come uomo aveva dei difetti (chi non ne ha?) ma non aveva paura di mostrare le sue debolezze.

Viveva la vita sempre al massimo, con l’acceleratore pigiato, e non aveva paura. Possedeva un fascino mediatico straordinario, le sue parole lasciavano sempre il segno. Era fantastico. Veniva dal popolo e il popolo lo amava. E lo ama. I popoli lo amavano, e lo amano come nessun altro personaggio della storia del mondo. Non solo in Argentina o a Napoli.

Diceva quello che pensava, sempre, davanti a chiunque. Forte con i forti e tenero con i deboli. Amico di Capi di Stato, nemico dei prepotenti, vicino alle sofferenze della gente.
Per loro vinceva. E lo faceva ‘con gli altri’, mai da solo. Era un condottiero, un trascinatore, vicino a lui tutti davano il meglio, a volte più di quanto avevano in corpo.
Era leale, era corretto, e i danni li faceva solo a sé stesso.

Simbolica la frase del suo compagno di nazionale Valdano, Campione del Mondo con lui nel 1986: “In 100 metri per 70 diede un senso alla sua vita e a quella di milioni di persone”.

Era Maradona.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.