Uno sport, una danza ma soprattutto storia di uomini e di schiavi
Dal 1930 riconosciuta come disciplina nazionale brasiliana
La capoeira è uno sport, è una danza ed è, soprattutto, storia. Le sue origini sono controverse, non essendovi documenti scritti; certamente, risale alla lotta degli schiavi deportati nelle piantagioni.
Soltanto nel 1930 viene riconosciuto come sport nazionale in Brasile. Pur essendovi diversi stili, l’elemento comune è la musica: il ritmo del “berimbau”, un arco musicale accompagnato dal “atabaque”, un tipo di tamburo, il “pandeiro”, un tamburello a sonagli, “l’agogo”, campane di legno o metallo, il “reco” reco, una raspa di legno e il “caxixi”, uno strumento idiofono di origine africana completano questa danza-sport.
L’abbigliamento è caratterizzato da pantaloni ampi chiamati “abadà”, che favoriscono la libertà di movimento.
La capoeira rappresenta il microcosmo umano ed è caratterizzata da sentimenti contrastanti quali la malizia, il rispetto, la provocazione, la competizione e la libertà.
L’esercizio non è volto a distruggere il rivale ma a simulare la superiorità sull’avversario senza completare i colpi; come ogni arte marziale, in alcune scuole di capoeira c’è la divisione per “cordao”, cioè l’equivalente delle cinture in sport come il karate ed il judo.
A livello fisico, la capoeira è uno sport impegnativo che prevede una preparazione fisica atletica adatta per arrivare ad eseguire i movimenti acrobatici.
Dona tonicità muscolare, scioglie le articolazioni, favorisce la coordinazione, l’equilibrio, la concentrazione e l’agilità. È uno sport di aggregazione ed imprescindibile è la socializzazione; un ulteriore motivo per dedicarvisi è che, oltre ad essere divertente, si impara anche la lingua portoghese.
FDM